Quanto consuma un purificatore d’aria.

La salubrità dell’aria all’interno degli ambienti domestici è uno dei fattori che determina il grado di comfort abitativo; la presenza di agenti inquinanti quali polvere, polline e, nei casi peggiori, muffa e batteri, può avere effetti nocivi sulla salute, sia a breve che a lungo termine. Per questo è necessario periodicamente favorire il ricircolo dell’aria, tenendo aperte le finestre così da far uscire la cosiddetta “aria cattiva”; spesso, però, ciò non è possibile né basta a ripristinare un adeguato livello di salubrità. Basti pensare a quando le condizioni meteo non consentono di aprire le finestre, per via della pioggia o delle temperature elevate o troppo rigide. In casi del genere, può essere d’aiuto un purificatore d’aria portatile, un piccolo elettrodomestico che assorbe le impurità e ‘restituisce’ aria pulita all’ambiente in cui si trova.

Essendo un dispositivo ad alimentazione elettrica, contribuisce – in misura variabile – ai consumi energetici complessivi del proprio nucleo domestico; di riflesso, il suo utilizzo ha un impatto sui costi da sostenere per l’energia. Ma come stabilire, con buona approssimazione, quanto consuma un purificatore d’aria? Nel nostro approfondimento, vediamo come fare e quali accorgimenti consentono di risparmiare energia.

Il funzionamento di base di un purificatore.

Al netto delle soluzioni tecnologiche specifiche che caratterizzano i singoli modelli, il principio generale di funzionamento di questo tipo di elettrodomestico è molto semplice. Un purificatore è composto sostanzialmente da tre elementi: un motorino ad alimentazione elettrica, una ventola e un filtro.

Il motore serve a mettere in movimento la ventola così da aspirare l’aria; all’interno del purificatore viene convogliata verso un filtro in grado di intercettare e trattenere le impurità e gli agenti inquinanti. I modelli di moderna generazione sono in grado di trattenere anche particelle estremamente piccole, con percentuali prossime al 100%. Le ‘prestazioni’ di un purificatore vengono sintetizzate tramite un parametro denominato CADR, acronimo di Clean Air Delivery Rate (“tasso di emissione di aria pulita”). Si misura in m3/h e dipende dalla capacità del purificatore nonché dalla metratura complessiva dell’ambiente in cui viene adoperato.

Come viene filtrata l’aria? Le tecnologie di purificazione.

Una delle caratteristiche distintive dei purificatori d’aria è la tecnologia utilizzata per filtrare l’aria; le soluzioni più diffuse sono:

  • il filtraggio meccanico, che prevede l’utilizzo di elementi fisici (generalmente di fibra o di tessuto) per intercettare le impurità e gli agenti inquinanti presenti nel flusso d’aria in entrata;
  • la precipitazione elettrostatica; questa tecnologia fa leva sul principio dell’elettromagnetismo: le particelle vengono ‘caricate’ negativamente, così da poter essere successivamente attratte da un elemento con carica elettrica opposta. I purificatori che sfruttano la filtrazione elettrostatica risultano più efficaci nella cattura delle particelle più fini, a differenza dei modelli dotati di filtri fisici;
  • assorbimento; è una soluzione in grado di purificare l’aria dalle molecole gassose, come quelle prodotte dall’accensione dei fornelli a gas. Poiché non agisce sulle particelle e corpuscoli fini, è generalmente abbinato ad altri sistemi di filtraggio.

Quanto consuma un purificatore d’aria? Ecco come calcolarlo.

Sebbene i consumi effettivi possano essere influenzati da diverse variabili, in linea di massima è possibile determinare qual è il dispendio energetico prodotto da un purificatore sulla base di due dati:

  • la potenza dell’elettrodomestico;
  • il tempo di utilizzo.

 

Per quanto riguarda il primo aspetto, il range medio corrisponde ad un intervallo compreso tra 5 W e 35 W. Circa il tempo durante il quale il purificatore è in funzione in modalità attiva, molto dipende da quanto è grande l’ambiente da sanificare; a parità di potenza, infatti, i consumi variano in base al volume della stanza, un parametro facilmente calcolabile moltiplicando l’area del pavimento per l’altezza delle pareti (che di norma è tra i 2,4 e i 2,5 metri).

Consideriamo, quindi, a titolo di esempio, un purificatore da 20 W con CADR = 30 m3/h. È bene tener presente che, ipotizzando un’altezza di 2,40 m, un ambiente da 30 m3 corrisponde ad una stanza di medie dimensioni, pari a 12,5 metri quadri. Di conseguenza, per una completa purificazione, il consumo è di 20 Wh (wattora); utilizzando il purificatore tutti i giorni per un’ora nella stessa stanza, si ottiene un dispendio di energia su base mensile pari a 600 Wh, che corrispondono a 0,60 kWh. Per tradurre questo dato in termini economici, è sufficiente moltiplicarlo per la tariffa unitaria applicato dal fornitore alla componente energia; poniamo il caso che l’elettricità abbia un prezzo di 0,30 euro/kWh: il costo mensile che si ricava è di 0,18 euro. Su base annua, a parità di tariffazione dell’energia e di consumo medio, il costo è di poco superiore ai 2 euro.

Cosa incide sui consumi?

Come per ogni altro elettrodomestico, il consumo effettivo di energia elettrica di un purificatore d’aria è la somma di diversi fattori; quelli che solitamente possono incidere in misura maggiore sono:

  • la potenza massima; a parità di utilizzo (rispetto ad un tempo di riferimento), un modello più potente assorbe una maggior quantità di energia;
  • il tempo di utilizzo; più resta in funzione, più il purificatore ha bisogno di energia per azionare il motore e la ventola, causando quindi consumi maggiori;
  • le dimensioni dell’ambiente di utilizzo; in relazione al CADR che lo caratterizza, un purificatore può impiegare più o meno tempo per completare il processo di sanificazione, con effetti non trascurabili sul consumo effettivo di energia.

Come ottimizzare le prestazioni energetiche di un purificatore d’aria.

Per quanto produca consumi tutto sommato contenuti, un purificatore d’aria va utilizzato in maniera corretta, in modo tale da evitare sprechi di energia e mantenere un livello di efficienza ottimale. Ecco alcuni consigli pratici a riguardo:

  • scegliere il modello adatto agli ambienti da sanificare; purificatori non sufficientemente potenti impiegano più tempo del dovuto per pulire l’aria interna, causando così un consumo maggiore di energia elettrica. Per questo è importante considerare il CADR (che resta un’indicazione orientativa da parte del costruttore) per valutare i tempi necessari per purificare determinate volumetrie;
  • attivare il purificatore solo quando non è possibile garantire il ricambio d’aria in altro modo;
  • non lasciare il dispositivo collegato alla presa di corrente durante i periodi di inutilizzo; in tal modo si evita di aumentare il consumo di energia causato dall’assorbimento passivo;
  • sfruttare le funzionalità intelligenti per regolare gli orari di attivazione e limitare il tempo di utilizzo allo stretto necessario;
  • curare la pulizia e la manutenzione, specie se si tratta di purificatori con sistemi di filtraggio meccanici poiché a lungo andare l’ostruzione dei filtri ostacola il corretto funzionamento del purificatore, rallentando l’aspirazione e costringendo il sistema a usare più energia.
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