Wallbox per auto elettrica.

Il mercato italiano dei veicoli elettrici ha fatto registrare, dopo il 2020, una decisa inversione di tendenza, con un aumento più marcato delle vendite che ha più che raddoppiato il parco circolante (dal 2,3% del 2020 al 5,2% registrato a luglio 2025). Il trend è dovuto a diversi fattori, ed è alimentato anche dagli incentivi e le agevolazioni che interessano non soltanto l’acquisto di un modello elettrico ma anche l’installazione delle cosiddette “wallbox”, ossia le colonnine di ricarica domestiche. Nel nostro approfondimento, vediamo di cosa si tratta, come funzionano e come scegliere il modello da installare.

Wallbox cos’è: le caratteristiche principali.

Nonostante vengano comunemente definite anche come “colonnine” domestiche, le “wallbox” (letteralmente, “box da parete”) sono progettate per essere installate a parete, senza il bisogno di un sostegno vincolato al suolo. In altre parole, assomigliano più ad un piccolo quadro elettrico che non a una colonnina vera e propria.

Vediamo ora, dal punto di vista tecnico, cos’è la wallbox. Si tratta di un punto di ricarica in corrente alternata (AC) per i veicoli ad alimentazione elettrica; l’apparato trasporta la corrente elettrica mediante un cavo di Tipo 2 monofase (a 230 V) oppure trifase (a 400 V). Il cavo, in base al modello di wallbox prescelto, può essere collegato in maniera permanente alla stazione di ricarica oppure presentare un’apposita presa di attacco. L’altra si trova all’estremità opposta e serve a collegare la stazione di ricarica al veicolo. Il “cavo di Tipo 2” è quello disponibile anche presso molte colonnine pubbliche ed è caratterizzato da sette contatti. La velocità di ricarica massima supportata da una wallbox domestica è di 22 kW, ovvero quasi dieci volte maggiore rispetto ad una ricarica effettuata tramite la rete elettrica di casa, che al massimo può raggiungere i 2,7 kW.

I modelli tecnologicamente più avanzati e sofisticati presentano funzionalità accessorie come, ad esempio, la connettività LAN/Wi-Fi e un contatore integrato. La prima consente di controllare la wallbox anche da remoto, tramite un’app da installare sul proprio smartphone; la seconda tiene traccia dell’assorbimento di energia prodotto dalla ricarica.

Come funziona la wallbox.

Il principio di funzionamento di una wallbox domestica è estremamente semplice; il dispositivo attinge alla rete elettrica di casa e trasforma la corrente continua in corrente alternata per poi trasferirla alla batteria del veicolo in ricarica tramite il cavo in dotazione. In aggiunta, molti modelli sono in grado di implementare funzionalità ulteriori, per ottimizzare sia il processo di ricarica che la gestione dei consumi.

Generalmente, infatti, le wallbox armonizzano la corrente elettrica in uscita quando il cavo è collegato alla vettura in carica; in altre parole, evitano gli sbalzi di tensione che, a lungo andare, potrebbero accelerare il decadimento della batteria e, di riflesso, le prestazioni del veicolo. I modelli ‘connessi’, oltre a offrire il monitoraggio dei consumi, consentono di programmare le fasi di ricarica; chi, ad esempio, usa molto l’auto di giorno, può lasciarla in carica durante le ore notturne ad orari prestabiliti.

Wallbox per ricarica auto elettrica: come scegliere.

Detto di come funziona una wallbox, vediamo quali parametri prendere in considerazione per scegliere l’opzione più adatta alle proprie esigenze.

Il primo è il tipo di alimentazione; come già accennato, le wallbox possono essere monofase o trifase. Questa distinzione è cruciale nella scelta del punto di ricarica da installare presso la propria abitazione, perché implica differenze (sostanziali), a cominciare dall’installazione della stazione di ricarica.

A prescindere dal modello e dal tipo di alimentazione, la messa in opera di una wallbox deve essere affidata ad un tecnico specializzato, al fine di garantire il rispetto dei requisiti tecnici e di sicurezza previsti dalle normative vigenti. L’apparato deve essere alimentato da un circuito elettrico dedicato; le wallbox monofase vanno collegate a impianti monofase – i più diffusi in ambito domestico – dotati di interruttore automatico e differenziale. I modelli trifase necessitano del collegamento ad un impianto trifase, più comune in ambito non residenziale.

Gli altri aspetti da prendere in considerazione nella scelta di una wallbox sono:

  • lo spazio disponibile; il punto di ricarica va installato in garage o, in alternativa, in un punto sicuro ma di facile accesso che garantisca un’adeguata protezione dagli agenti atmosferici;
  • la possibilità di realizzare un circuito elettrico dedicato;
  • la connettività con la rete Internet domestica;
  • la compatibilità con il veicolo da ricaricare.

 

Circa l’ultimo punto, è consigliabile affidarsi direttamente alla casa automobilistica che ha prodotto l’auto; di solito, infatti, offrono la possibilità di scegliere tra diversi modelli di wallbox compatibili, che si differenziano per la potenza di ricarica, la lunghezza dei cavi e le funzioni accessorie. Qualora si voglia optare per un’alternativa ‘universale’, la prima cosa da fare è consultare il manuale di uso e manutenzione del veicolo per verificare la compatibilità tra la wallbox e l’impianto di alimentazione dell’auto.

Incentivi e agevolazioni.

In base a quanto visto finora, è evidente che le wallbox domestiche devono essere ‘supportate’ da un impianto elettrico adeguato. Può capitare, però, che la rete domestica non sia abbastanza ‘prestante’ e che, di conseguenza, occorra aumentare la potenza. In tal caso, è possibile usufruire di un apposito servizio gestito dal GSE (Gestore Servizi Energetici).

Fino al 30 luglio 2027, infatti, l’ARERA consente – gratuitamente – di aumentare la potenza delle utenze elettriche private per la ricarica di veicoli elettrici durante la notte, la domenica e nei giorni festivi, senza costi aggiuntivi e senza neanche rivolgersi al proprio fornitore di energia elettrica. È sufficiente inoltrare una richiesta tramite l’area clienti del sito del GSE; in tal modo, è possibile avere a disposizione una potenza di circa 6 kW. Le richieste possono essere inviate fino al 30 giugno 2026. L’iniziativa, come si legge sul portale ufficiale del Gestore Servizi Energetici, rappresenta una sperimentazione il cui scopo è “promuovere la ricarica “intelligente” dei veicoli elettrici in modo compatibile con le caratteristiche delle reti elettriche esistenti, sfruttando le potenzialità offerte dai misuratori elettronici e dai dispositivi di ricarica più avanzati, in grado cioè di regolare la velocità di ricarica sulla base di comandi forniti da attori esterni (ad esempio da aggregatori o dal distributore locale, previa autorizzazione del cliente), oppure in modo automatico”.

Infine, per quanto concerne le altre agevolazioni disponibili, si segnala il cosiddetto “bonus colonnine”. Consiste in un contributo in conto capitale pari all’80% delle spese ammissibili fino a 1.500 euro per persona fisica e 8.000 euro per un condominio. Il 27 maggio 2025 si è chiuso lo sportello per la richiesta del bonus a contributo delle spese di installazione sostenute nel 2024.

Ancora bollette imprevedibili?

Siamo il fornitore di energia più seguito d’Italia con oltre 300.000 follower grazie al nostro sistema in abbonamento.

Sommario