Il fattore che più spesso alimenta la ricerca di offerte alternative e il desiderio di cambiare fornitore luce è il bisogno di ridurre i costi in bolletta, sia a fronte di un fabbisogno energetico esiguo che nel caso opposto ove invece vi sia un nucleo familiare numeroso. La procedura per il cambio fornitura luce è piuttosto semplice, soprattutto rispetto al passato.
Il passaggio di un utente da un fornitore (uscente) all’altro (entrante) viene definito, in gergo tecnico, “switch” o “switch-in” o ancora “switching” (‘cambio’, in inglese).
Da un punto di vista strettamente pratico, la procedura è estremamente semplice; una volta individuato l’operatore al quale affidare il servizio di fornitura per la propria abitazione, basta sottoscrivere il nuovo contratto di fornitura, secondo le modalità offerte dal nuovo operatore.
Attivando il nuovo contratto, l’utente conferisce automaticamente al fornitore entrante una sorta di procura, per effetto della quale l’operatore è autorizzato a recedere il contratto in essere con il vecchio fornitore. In sostanza, quindi, il cliente non è gravato da alcun onere burocratico, e spesso l’iter per lo switch è piuttosto agevole.
Non è più strettamente necessario siglare un contratto cartaceo tradizionale, la procedura per il cambio fornitura viene imbastita sia online tramite un apposito modulo presente su app o sito web sia telefonicamente grazie all’aiuto di uno specialista del supporto clienti.
La procedura si ritiene effettivamente valida quando l’operatore subentrante produce riscontri non modificabili come, ad esempio, una e-mail di riepilogo e conferma dell’avvenuto passaggio, che vengono poi forniti all’utente. È prassi che al nuovo cliente venga inviata una copia completa del nuovo contratto firmato digitalmente o telefonicamente.
L’operatore incaricato necessita pertanto sia del numero di telefono sia dell’indirizzo di posta elettronica di chi voglia effettuare il cambio fornitura luce, così che entrambi possano essere associati all’utenza di riferimento.
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Sommario
Lo ‘switch’, in termini strettamente contrattuali, è possibile in qualsiasi momento, nel rispetto di eventuali vincoli contrattuali sottoscritti con il precedente fornitore.
In linea di massima, il passaggio è esente da oneri o penali a carico dell’utente. Alcune offerte, da questo punto di vista, possono prevedere determinati parametri o limiti, come ad esempio il pagamento di alcuni costi per la risoluzione anticipata del contratto; ad ogni modo, le condizioni di recesso sono riportate all’interno dello stesso, così come la data di attivazione della fornitura da parte del nuovo operatore.
Questo aspetto non va sottovalutato, in quanto solitamente il passaggio non è immediato ma richiede al fornitore entrante tempi tecnici che potrebbero essere non sempre precisi; nel frattempo, il servizio di fornitura non viene interrotto, ma resta in carico al precedente operatore che provvederà a fatturare gli importi dovuti fino alla data di subentro del nuovo fornitore.
Occorre fare alcune valutazioni basate su diversi fattori che, a seconda dei casi, influiscono più o meno direttamente sui consumi energetici.
In altri termini, il cambio di fornitura deve essere ipotizzato al fine di ricavare un vantaggio reale, economico e non solo, rispetto alla situazione esistente. Pertanto, occorre anzitutto quantificare qual è il fabbisogno energetico medio mensile del nucleo familiare di appartenenza; questo tipo di valutazione è cruciale sia per le famiglie numerose come quelle in cui vi siano anche anziani e bambini ove cui i consumi tendono a risultare mediamente più alti sia in famiglie dove il dispendio energetico sia talmente basso da necessitare una riconsiderazione complessiva dei costi in bolletta.
Cambiare fornitura conviene soprattutto se, ad un servizio in grado di soddisfare a pieno le esigenze energetiche, si riesce ad abbinare una riduzione del costo medio mensile della fornitura attingendo possibilmente da fonti di produzione di energia al 100% rinnovabile così da contribuire in modo attivo alla salvaguardia del pianeta.
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