Quanto consuma un antifurto domestico.

Un impianto antifurto domestico è un sistema complesso, che integra elementi di sicurezza attiva e passiva, la cui funzione è prevenire intrusioni all’interno delle abitazioni. Grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, e all’ottimizzazione di quelle esistenti, gli apparati di moderna generazione si avvalgono spesso di dispositivi ad alte prestazioni, che garantiscono un elevato grado di sicurezza.

I sistemi di allarme sono quasi sempre multifunzione, in quanto sfruttano diverse componenti per implementare specifiche funzionalità quali, ad esempio, la rilevazione di presenza fisica, eventuali tentativi di intrusione o effrazione, monitoraggio video e allarme. In aggiunta, gli impianti sono solitamente di un canale di comunicazione diretto con una centrale operativa per gestire i casi che necessitano di un pronto intervento dall’esterno. Quando si valutano le prestazioni di un antifurto, raramente si pensa all’impatto sui consumi energetici, in particolare quelli prodotti da un impianto cablato. Nel nostro approfondimento, ci occupiamo di questo aspetto in particolare, e di tutti i fattori che possono incidere, in un senso o nell’altro, sul dispendio energetico di un antifurto domestico alimentato dalla rete elettrica domestica.

Caratteristiche tecniche: com’è fatto un antifurto domestico?

Gli impianti di allarme possono essere sostanzialmente suddivisi in due grandi categorie:

  • cablati: le componenti essenziali (centralina e tastiere) sono collegate alla rete elettrica domestica; impianti di questo tipo possono includere anche altri dispositivi cablati come, ad esempio, le sirene di allarme e le videocamere di sorveglianza. Al contempo, per garantire la continuità operativa anche in caso di black out, sono dotati di una batteria d’emergenza, in grado di garantire un’autonomia variabile;
  • wireless; impianti ‘senza fili’, composti da dispositivi alimentati a batterie agli ioni di litio.

 

Al netto della fonte di alimentazione utilizzata, un antifurto domestico comprende una centralina di controllo, una o più tastiere periferiche e una sirena (l’allarme acustico) alle quali si aggiungono i sensori di movimento e, eventualmente, telecamere di video sorveglianza. Il funzionamento dell’antifurto dipende perlopiù dalle impostazioni scelte dagli inquilini, per cui può essere attivo di notte, solo durante i periodi di assenza da casa oppure sempre.

Consumo antifurto: i fattori da considerare per una stima di massima.

Determinare, anche solo in linea di massima, il consumo di un antifurto domestico è piuttosto complesso; ciò è dovuto alla conformazione estremamente variabile degli impianti nonché al fatto che possono integrare dispositivi cablati e wireless. Inoltre, raramente i costruttori forniscono indicazioni precise circa le effettive prestazioni energetiche delle singole componenti oppure dell’apparato nel suo insieme.

A tal riguardo, è bene notare che l’indicazione relativa alla “classe ambientale” dei sistemi antifurto non riguarda le prestazioni energetiche ma, ai sensi della Norma EN 50131-1, fa riferimento alle condizioni climatico ambientali per l’installazione all’interno o all’esterno degli edifici.

Come ricavare, quindi, un parametro di riferimento utile ad una stima dei consumi? Allo scopo, occorre tener presente che il ‘consumo’ è spesso indicato come “assorbimento”, un valore quantificato in Ampere (A) o Milliampere (mA) in relazione alla tensione in corrente alternata, che di solito oscilla tra i 220 e i 240 V (Volt). Avendo a disposizione entrambi i dati, basta moltiplicarli tra loro per ricavare il ‘consumo’ in Watt (W). In tal modo è possibile calcolare il consumo di tutte le componenti cablate, ossia quelle collegate direttamente alla rete elettrica domestica tramite cavo.

Un esempio pratico di calcolo dei consumi.

Prendiamo in considerazione un impianto che utilizza una centralina che assorbe 0,6 Ampere ad una tensione nominale di 230V in corrente alternata, che corrispondono a 138 W. Il dispositivo è associato a due tastiere con i seguenti valori di assorbimento:

  • 20 mA (0,02 A) a 12 V con LED e retroilluminazione spenti;
  • 100 mA (0,1 A) a 12 V con LED e retroilluminazione in funzione.

 

Il consumo di energia elettrica, quindi, si colloca tra 0,24 W in modalità inattiva e 1,2 W quando vengono ‘eccitate’, ossia quando ricevono un input di attivazione. Di conseguenza, l’assorbimento prodotto da due tastiere oscilla tra 0,48 W e 2,4 W. Ipotizziamo anche l’integrazione di due telecamere da 12 W ciascuna, per un totale di 24 W.

Questi dati vanno incrociati con le modalità e il tempo di funzionamento dell’impianto che, verosimilmente, resta perlopiù in stand-by, mentre le singole componenti raggiungono l’assorbimento massimo solo per pochi minuti al giorno (quando l’allarme viene attivato o disattivato). Per quanto riguarda le telecamere, invece, supponiamo che un’impostazione automatica di funzionamento notturno dalle ore 22:00 alle ore 7.00, per un totale di 9 ore. Ciò ci permette di calcolare il consumo orario (24 W X 9 h = 216 Wh) che, su base mensile, si traduce in un dispendio di 6,48 kWh.

Passiamo alle altre componenti dell’impianto; supponiamo che l’utilizzo cumulativo delle tastiere corrisponda a 1h al mese; il consumo mensile è quindi pari a 2,4 Wh (0,0024 kWh). Per il resto del tempo (730 ore circa), restano in modalità di assorbimento minimo; calcoliamo quindi il consumo così: 730 h x 0,24 W = 175,2 Wh. Poiché le tastiere sono due, raddoppiamo il consumo, arrivando a 350 Wh al mese.

Concludiamo con la centralina di controllo, la componente più energivora. Supponiamo lo stesso tempo di utilizzo mensile in modalità attiva (1h), che produce così un assorbimento massimo di 138 Wh (0,138 kWh) al mese. Durante i periodi di inutilizzo o inattività (730 ore mensili), restando sempre connessa al Wi-Fi, la centralina ha un assorbimento di 2 W che proiettato sull’arco temporale di riferimento corrisponde a 1,46 kWh.

Fatto ciò, possiamo tirare le somme: 6,48 kWh (2 telecamere) + 1,598 kWh (centralina) + 2,75 kWh (2 tastiere) = 10,828 kWh al mese.

Il dato ci consente di calcolare anche i costi; supponiamo un prezzo unitario della componente energia pari a 0,30 euro/kWh, l’impianto immaginato nel nostro esempio determina un costo mensile di circa 3,50 euro.

Come ridurre i consumi di un impianto antifurto domestico.

Ci sono diversi modi per ottimizzare il consumo di energia elettrica prodotto da un sistema di allarme domestico; in particolare, ecco alcuni accorgimenti da prendere in considerazione:

  • integrare dispositivi wireless quali sensori, sirene e telecamere di videosorveglianza: ciò diminuirà l’assorbimento a carico della rete elettrica domestica;
  • posizionare i sensori in punti strategici per evitare rilevazioni accidentali che attivano l’impianto anche quando non c’è un allarme effettivo;
  • ottimizzare la frequenza di attivazione e registrazione delle telecamere per evitare che i dispositivi entrino in funzione quando non è necessario;
  • scegliere centraline di moderna generazione, in grado di garantire un assorbimento ridotto a parità di utilizzo.
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