Il deumidificatore portatile è un elettrodomestico che serve a regolare il tasso di umidità nell’aria all’interno degli ambienti domestici. Si tratta di un macchinario monoblocco autonomo di dimensioni variabili, alimentato dalla corrente elettrica; può essere adoperato sia d’estate che d’inverno, specie laddove non sia già installato un climatizzatore dotato di un’apposita funzione di deumidificazione. Se utilizzato in assenza delle condizioni ottimali di esercizio, l’elettrodomestico può generare un notevole consumo di energia; di seguito, vediamo come sfruttarlo al meglio per ottimizzare il rendimento energetico.
Come funziona un deumidificatore.
I comuni deumidificatori monoblocco destinati ad ambienti domestico – residenziali possono essere suddivisi in due categorie, in relazione alle modalità di funzionamento:
- refrigeranti (o meccanico-refrigerativi). Gli apparati di questo tipo sfruttano un principio affine a quello della refrigerazione, su cui si basano elettrodomestici quali frigoriferi e climatizzatori. Una ventola convoglia l’aria carica di umidità all’interno di un circuito di deumidificazione, dove passa attraverso un evaporatore, che funge da scambiatore di calore refrigerato (si tratta di una serpentina contenente un fluido refrigerante). Il vapore acqueo presente nell’aria in entrata, raffreddandosi, inizia un processo di condensazione, passando così allo stato liquido. L’acqua condensata viene raccolta nella tanica interna del deumidificatore mentre l’aria ‘secca’ prosegue il proprio ciclo passando attraverso un condensatore che restituisce parte del calore acquisito dall’aria aspirata dall’ambiente. Infine, l’aria – asciutta e calda – viene filtrata e restituita all’ambiente di provenienza;
- essiccanti o essiccativi. Al loro interno è presente un materiale, solitamente gel di silice, in grado di assorbire l’umidità presente nell’aria. Buona parte dei moderni deumidificatori essiccativi impiega un rotore – ossia un elemento che ruota attorno ad un perno grazie ad un motorino elettrico – composto da elementi laminari concentrici ricoperti del materiale essiccante. Questa soluzione è maggiormente diffusa in ambito industriale.
Come e quando usarlo? Gli aspetti da prendere in considerazione.
Per comprendere quali sono le condizioni di esercizio ottimali per un deumidificatore monoblocco occorre anzitutto tenere presente che l’elettrodomestico agisce sul livello di umidità relativa presente all’interno dell’ambiente. Di cosa si tratta? In sintesi, è la quantità percentuale di acqua (vapore acqueo) presente nell’aria rispetto alla quantità che sarebbe presente nell’ambiente se questo fosse saturo, a determinate condizioni di temperatura e pressione atmosferica.
L’umidità relativa è uno dei parametri che più incide sul comfort abitativo; il corpo umano, infatti, è piuttosto sensibile a questa caratteristica ambientale, in quanto altera la capacità di termoregolazione. In altre parole, un tasso di umidità eccessivo ostacola l’evaporazione del sudore e, di riflesso, rende più difficoltoso il raffreddamento del corpo. Il risultato è una percezione accentuata del calore. La regolazione dei livelli di umidità è importante anche per un altro aspetto: la salubrità dell’aria; se questa è troppo secca, può causare difficoltà respiratorie e tosse mentre, se è eccessivamente carica di umidità, può favorire la proliferazione di muffe e flora batterica.
Da ciò si evince come il deumidificatore va utilizzato per ripristinare un adeguato livello di umidità relativa, che in genere si attesta attorno al 45-50% (e comunque non oltre il 60%). Per quanto riguarda le temperature ambientali di esercizio, il range ottimale si colloca tra i 15° e i 30°; in genere, l’elettrodomestico risulta più efficace in presenza di temperature piuttosto elevate e, fisiologicamente, in ambienti dove il tasso di umidità è molto alto.
Quanto consuma un deumidificatore? Come calcolarlo.
La normativa europea non prevede l’etichetta energetica per i deumidificatori monoblocco e/o portatili; di conseguenza, per calcolare orientativamente quali sono i consumi del proprio elettrodomestico bisogna prendere in considerazione le specifiche tecniche fornite dal produttore, in particolare il dato relativo alla potenza massima. Di solito, quella di un deumidificatore si attesta tra i 350 W e i 450 W a seconda della capacità di deumidificazione (che si misura in litri/24 h); il consumo effettivo varia in base alla percentuale di umidità e alla temperatura desiderate.
Ipotizziamo quindi un modello con potenza pari a 400 W; se utilizzato continuativamente per un’ora, produrrà un consumo pari a 0,4 kWh. In genere, bastano circa due ore per ottenere le condizioni desiderate. Pertanto, un singolo utilizzo comporta un dispendio di 0,8 kWh; moltiplicando il dato per 30, si ricava una quota consumo mensile 24 kWh. Applicando un costo unitario della componente energia pari a 0,30 euro/kWh, si ottiene un costo mensile di poco superiore ai 7 euro.
Da cosa dipendono i consumi?
Il consumo energetico di un deumidificatore è il risultato di diversi fattori:
- il tempo di utilizzo, da intendersi non solo come frequenza ma anche come durata. Se viene messo in funzione tutti i giorni per diverse ore farà registrare un consumo maggiore rispetto ad utilizzi sporadici e saltuari;
- la percentuale di umidità impostata; per ridurre il tasso di umidità di un ambiente al 40% il deumidificatore impiega più energia rispetto ad una riduzione al 60% che spesso è più che sufficiente per regolare correttamente il tasso igrometrico;
- la potenza del deumidificatore; un apparato più potente, a parità di tempo di impiego, consuma più energia;
- il dimensionamento; un deumidificatore troppo potente impiega più energia del dovuto mentre uno con una capacità di deumidificazione non sufficiente (rispetto ai metri quadri della stanza) dovrà lavorare più tempo – e assorbire più energia – per regolare l’umidità sul livello desiderato.
Come limitare i consumi del deumidificatore.
L’utilizzo del deumidificatore, specie in determinate condizioni, fa aumentare il consumo di energia elettrica; per questo, è importante mettere in pratica alcuni accorgimenti per massimizzare l’efficienza energetica dell’elettrodomestico ed evitare di far lievitare i costi in bolletta. Ecco cosa fare:
- scegliere il modello più adatto alle proprie esigenze; ogni apparato ha una capacità di deumidificazione commisurata ad una specifica metratura o cubatura. Ciò vuol dire che il deumidificatore va scelto in base alla grandezza dell’ambiente in cui verrà utilizzato. Un sovradimensionamento può comportare un inutile spreco di energia, al pari di un sottodimensionamento: se il deumidificatore non è potente abbastanza rispetto al volume della stanza, dovrà utilizzare più energia per produrre le condizioni igrometriche desiderate;
- scegliere modelli di più recente generazione; in tal modo, oltre ad una maggior efficienza energetica complessiva, sarà possibile beneficiare anche di una gamma più ampia di funzionalità, utili ad ottimizzare le prestazioni dell’elettrodomestico in base a specifiche necessità. Per lo stesso motivo, è consigliabile sostituire gli apparecchi più obsoleti;
- mettere in funzione il deumidificatore solo quando necessario, ovvero quando sussistono le condizioni ottimali di esercizio in termini di temperatura e umidità;
- impostare correttamente temperatura e umidità; la maggior parte dei modelli in commercio consente di scegliere tra (almeno) tre diversi livelli di umidità, compresi tra il 40% e il 60%. Per eliminare più umidità del dovuto dall’aria, al circuito occorre maggior energia; lo stesso vale per la temperatura: anche nelle giornate più calde, bastano pochi gradi in meno rispetto all’estero per rendere gradevole l’ambiente interno. Il consiglio, quindi, è di impostare la temperatura tra i 24° e i 26°;
- non lasciare il deumidificatore in standby; se si prevede un lungo periodo di inutilizzo, è opportuno staccare il cavo di alimentazione e svuotare la tanica di raccolta dell’acqua. Anche i deumidificatori, infatti, assorbono una piccola quota di energia quando lasciati in modalità standby.