Quanto consuma una lampadina a LED.

I sistemi di illuminazione a LED hanno da tempo preso il posto di tecnologie obsolete e meno efficienti dal punto di vista energetico; non a caso, sono ampiamente utilizzati nei contesti più disparati, incluso quello abitativo. Questa soluzione offre innumerevoli vantaggi, in quanto consente di ridurre notevolmente i consumi rispetto alle tradizionali lampadine a incandescenza. Nel nostro approfondimento, vediamo qual è l’impatto energetico delle lampadine a LED come utilizzare per ottimizzare ulteriormente il loro impiego in casa.

Cosa sono e come funzionano le lampadine a LED.

LED è l’acronimo dell’inglese Light Emitting Diodes, ossia ‘diodi a emissione luminosa’; si tratta di dispositivi in grado di produrre un’emissione luminosa per effetto della ‘caduta’ degli elettroni da uno stadio ad alta energia ad uno a bassa energia. La differenza di energia produce l’irraggiamento di fotoni all’esterno del diodo: tale processo prende il nome di elettroluminescenza e si verifica quando la corrente elettrica attraversa un corpo semiconduttore con particolari caratteristiche.

L’efficienza energetica e luminosa dei LED.

Rispetto ad altre fonti luminose, i LED sono estremamente efficienti dal punto di vista energetico nonché particolarmente durevoli; a seconda del colore dell’emissione luminosa, infatti, hanno una durata che varia tra le 40.000 e le 100.000 ore di funzionamento. Le tradizionali lampadine a incandescenza, incluse quelle alogene, hanno una vita media che oscilla tra le 1.000 e le 2.000 ore. Anche in termini di efficienza luminosa, i LED risultano nettamente migliori rispetti a dispositivi di vecchia generazione: come sottolinea il sito ufficiale dell’ENEA, le lampadine che sfruttano questa tecnologia hanno un’efficienza compresa tra i 90 e 100 lumen/Watt mentre quelle fluorescenti non superano i 60 lumen/W.

Dal punto di vista energetico, le sorgenti luminose a LED hanno un rendimento pressoché ottimale: l’energia elettrica viene convertita quasi interamente in radiazione luminosa (90%) mentre solo un 10% diventa calore, praticamente il contrario di quanto accade con le vecchie lampadine a incandescenza. In aggiunta, consumano fino al 50% in meno rispetto alle lampade che impiegano tecnologie più obsolete.

Consumo lampadina a LED: come fare una stima.

Al pari dei dispositivi di illuminazione di vecchia generazione, anche le lampadine a LED devono rispettare standard ambientali comunitari. Ragion per cui, sono contraddistinte dall’etichetta di efficienza energetica, solitamente riportata direttamente sulla confezione del prodotto. Il contrassegno indica, su una scala graduata da A (classe massima di efficienza) e G (classe più bassa), il grado di efficienza energetica del dispositivo; in aggiunta, nella parte bassa, è indicato il consumo in kWh per 1000 ore di utilizzo. È a partire da questo dato è che è possibile calcolare, in linea di massima, quanto consuma una lampadina a LED.

A tal riguardo, è bene notare come non di rado, sulla confezione siano presenti due diverse indicazioni circa la potenza assorbita dalla lampadina. In tal caso, il valore tra parentesi rappresenta un riferimento per la sostituzione di una sorgente luminosa a incandescenza con una a LED. Per fare un esempio pratico, se sulla scatola è riportata la dicitura 8 W (100 W), vuol dire che la potenza effettiva assorbita dal dispositivo è pari a 8 Watt durante l’accensione e che può essere installata in sostituzione di una lampadina a incandescenza da 100 W.

Vediamo ora come risalire al consumo orario. Prendiamo ad esempio una lampadina di classe energetica media (D) che consuma 14 kWh/1000 h; ciò vuol dire che, per mille ore di accensione, la lampadina consuma 14000 W di energia per mille ore di utilizzo, ovvero 14 W per ogni ora che resta accesa continuativamente. Ipotizzando circa cinque ore al giorno di accensione, il consumo giornaliero è di 70 W; moltiplicando il dato per 30, si ricava un dispendio energetico mensile pari a 2,1 kWh. Volendo stimare quanto consuma una lampadina a LED in euro ogni mese, è sufficiente moltiplicare il dato per il costo unitario dell’energia elettrica applicato dal fornitore; ipotizzando corrisponda a 0,30 euro/kWh, si ottiene un costo di 0,63 euro su base mensile.

Optando per dispositivi più efficienti, consumi e costi si riducono notevolmente; le lampadine a LED di classe A – la più alta dell’etichetta energetica – consumano in media tra i 4 kWh e gli 8 kWh per 1000 ore di esercizio, ovvero tra 4 W e 8 W ogni 60 minuti che restano accese. Nelle stesse condizioni di utilizzo ipotizzate per l’esempio precedente, il consumo medio mensile oscilla tra 600 W e 1,2 kW. Applicando il medesimo prezzo unitario, si ottiene un costo mensile compreso tra 18 e 36 centesimi di euro.

Quali fattori incidono sul consumo energetico di una lampadina a LED.

Il consumo di energia da parte di una lampadina a LED dipende principalmente dalla potenza assorbita durante la fase di accensione. A parità di ore di funzionamento, infatti, un dispositivo contraddistinto da una maggior potenza assorbita determina anche un consumo più elevato. Questo aspetto si riflette direttamente sull’efficienza energetica complessiva della lampadina; come sottolineato, i prodotti di classe più elevata consumano molto meno rispetto a quelli di classe medio bassa.

C’è poi un altro aspetto da considerare: l’efficienza luminosa. Si tratta del parametro che esprime il rapporto tra l’emissione luminosa prodotta dalla lampadina (quantificata in lumen e spesso indicata anche sulla confezione) e la potenza (in Watt) utilizzata. Maggiore è il valore dei lumen emessi dalla lampadina per ogni Watt impiegato, migliore sarà sia l’efficienza luminosa che energetica del dispositivo.

Infine, non vanno trascurati la frequenza e il tempo di utilizzo. Come si può facilmente intuire, a parità di potenza impegnata, consuma di più la lampadina che resta accesa per un lasso di tempo maggiore.

Come risparmiare sui consumi.

Malgrado siano dispositivi altamente efficienti, le lampadine a LED vanno comunque utilizzate in maniera consapevole, evitando sprechi che possono far aumentare consumi e costi in bolletta. Ecco alcuni consigli facili da mettere in pratica:

  • non tenere le luci accese quando non è necessario; in particolare, è bene ricordare di spegnere le lampadine quando non serve più illuminare un determinato ambiente;
  • utilizzare timer e sensori di movimento; tali dispositivi consentono di regolare e/o temporizzare l’accensione e lo spegnimento delle sorgenti luminose, in maniera tale da ottimizzare il dispendio energetico e limitare il periodo di accensione allo stretto indispensabile,
  • non tenere accese le lampadine di giorno o quando le condizioni di luce naturale consentono di godere di buona visibilità senza l’ausilio di sorgenti artificiali;
  • preferire lampadine dimmerabili, ossia compatibili con dimmer e varialuce (se integrati nell’impianto di illuminazione domestico); si tratta di dispositivi che consentono di regolare l’intensità dell’emissione luminosa.
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