Quanto consumano le lampadine smart.

L’illuminazione domestica è sempre più di frequente appannaggio di sorgenti luminose di nuova generazione, che sfruttano diverse tecnologie per garantire prestazioni ottimali, anche dal punto di vista energetico. Come è ben noto, le lampadine a LED rappresentano un’opzione nettamente più vantaggiosa rispetto ai tradizionali ‘bulbi’ a incandescenza e alle lampade alogene. È possibile, inoltre, rendere l’impianto di illuminazione della propria casa ancora più efficiente optando per i cosiddetti ‘smart bulb’, ossia le lampadine intelligenti: nel nostro approfondimento, vediamo come funzionano e quale impatto possono avere sui consumi domestici.

Come funziona una lampadina smart?

Si tratta di dispositivi di illuminazione a LED integrati in un ambiente ‘smart’, ossia caratterizzato dalla presenza di applicazioni di domotica. In altre parole, una lampadina di questo tipo può essere controllata da remoto, mediante un’apposita tecnologia di connessione oppure sfruttando la rete Wi-Fi presente nell’abitazione. Dal punto di vista pratico, è possibile servirsi di un’app per smartphone o dei comandi vocali. Questi consentono di implementare funzionalità semplici (accensione e spegnimento) oppure di programmare l’orario in cui la lampadina deve spegnersi o accendersi; le sorgenti luminose ‘dimmerabili’ permettono, inoltre, di regolare l’intensità dell’emissione luminosa.

Le lampadine smart possono utilizzare protocolli di connessione wireless diversi dalla connettività Bluetooth o Wi-Fi; in particolare, i più diffusi sono Z-Wave e Zigbee. Il primo è stato sviluppato appositamente per le applicazioni di domotica, non solo in ambito residenziale. Il secondo è un protocollo a basso consumo che consente all’utilizzatore di disporre di una rete di connessione personale wireless (WPAN). Sul territorio europeo, entrambi sfruttano la medesima frequenza radio (868 MHz).

Quanto consuma una lampadina smart?

Di base, il consumo di energia elettrica di una lampadina smart è influenzato da vari fattori; al contempo, è possibile effettuare una stima generica grazie alle indicazioni presenti sull’etichetta energetica del prodotto. La normativa comunitaria sulla progettazione ecosostenibile dei dispositivi elettrici ed elettronici, infatti, prevede che le sorgenti luminose, incluse le lampadine smart a LED, devono essere commercializzate con un contrassegno che riporti la classe di efficienza energetica e il consumo, espresso in kWh per 1000 ore di utilizzo.

I dispositivi di classe energetica media (D o E) consumano tra i 6 e i 7 kWh per mille ore di funzionamento ininterrotto; poiché 1 kWh equivale a 1000 W, il dato indica un dispendio energetico compreso tra 6000 W e 7000 W per 1000 ore di accensione. Si può facilmente intuire, quindi, come una lampadina smart con tali specifiche produca un consumo orario compreso tra 6 Wh e 7 Wh.

Se una lampadina da 7 W resta accesa tre ore al giorno tutti i giorni, per un totale di 90 ore mensili, produce un consumo di energia elettrica pari a 630 Wh, ovvero 0,63 kWh al mese. Si tratta di un dato piuttosto contenuto, che si traduce in un impatto economico altrettanto ridotto; applicando infatti un prezzo unitario pari a 0,30 euro/kWh, il risultato è un costo mensile inferiore a 0,20 euro (poco più di 2 euro all’anno).

Per calcolare i consumi complessivi, però, occorre moltiplicare il dato relativo ad una singola lampadina per il numero di sorgenti luminose presenti in casa, tenendo presente che non tutti gli ambienti hanno le stesse esigenze di illuminazione e visibilità. Il salone e la cucina, ad esempio, sono solitamente gli ambienti più grandi, dove si trascorre la maggior parte del tempo e, specie in periodi dell’anno contraddistinti da scarsa luce solare, occorre tenere le luci accese per più tempo. Nelle aree di passaggio – disimpegni e corridoi – il tempo medio di accensione di una lampadina è di pochi secondi.

Le lampadine smart consumano anche da spente?

La risposta è “sì”, dal momento che il dispositivo di illuminazione resta collegato in maniera permanente alla fonte di alimentazione, nonché alla rete che ne consente il controllo da remoto. L’assorbimento delle lampadine in ‘stand-by’ è però minimo: si colloca in un range che, mediamente, va da 0,2 W a 1 W.

Da cosa dipendono i consumi? Ecco gli aspetti da tenere in considerazione.

I fattori che contribuiscono a determinare l’effettivo dispendio di energia da parte di una lampadina smart sono diversi; la frequenza di utilizzo e il grado di efficienza energetica sono solo alcuni di questi. Nello specifico, ecco cosa può influenzare il reale rendimento di una sorgente luminosa anche se di tipo ‘smart’:

  • il tempo di accensione; più una lampadina resta attivamente in funzione, più l’assorbimento di energia aumenta;
  • la classe di efficienza energetica; i dispositivi di classe alta consumano molto meno rispetto a quelli delle classi più basse (F o G);
  • la regolazione dell’emissione luminosa; come già accennato, non tutti gli ambienti necessitano della stessa intensità di illuminazione, che può variare notevolmente nel corso della giornata;
  • lasciare le lampadine accese di giorno o quando non serve; è una ‘cattiva abitudine’ molto diffusa: dimenticare di spegnere le luci quando si lascia una stanza o in una zona di passaggio. A lungo andare, ciò può far lievitare i consumi e, di conseguenza, anche i costi;
  • le impostazioni ‘smart’; i sensori nelle zone di passaggio, ad esempio, possono ottimizzare i tempi di accensione e spegnimento. Lo stesso dicasi per i timer e per la funzione che regola l’intensità dell’emissione luminosa.

Come limitare i consumi per l’illuminazione.

Montare delle lampadine smart, avendo cura di verificare che siano compatibili con l’impianto di domotica presente in casa, è certamente un buon modo per abbattere i consumi di energia elettrica. Con qualche accorgimento ‘mirato’, è inoltre possibile rendere ancor più efficiente l’impianto di illuminazione, soprattutto nell’ottica di ridurre gli sprechi. Ecco cosa fare:

  • scegliere lampadine di classe energetica alta: ciò può far diminuire di due o tre volte i consumi effettivi;
  • non accendere le luci nelle ore in cui la luce naturale è più intensa;
  • non lasciare le lampadine accese negli ambienti in cui non è necessario;
  • optare per lampadine ‘dimmerabili’, che permettano di modulare l’intensità della luce;
  • valutare il rapporto tra lumen (l’unità di misura dell’intensità luminosa) e Watt: più lumen/W equivalgono ad una resa maggiore a parità di consumo;
  • scegliere lampadine adatte all’ambiente da illuminare; anche in tal caso, occorre far riferimento ai lumen per metro quadro (lux), in funzione delle caratteristiche e dell’ampiezza dei singoli ambienti.
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