La lavastoviglie è uno tra gli elettrodomestici più diffusi, soprattutto nelle case in cui abitano nuclei familiari numerosi. Facile da usare, consente di lavare comodamente stoviglie e pentole, offrendo una pratica alternativa al lavaggio a mano. Dal punto di vista energetico, però, va utilizzata con attenzione, per evitare sprechi e, di riflesso, per limitare i costi in bolletta da sostenere sul medio e lungo periodo. Nel nostro approfondimento, vediamo cosa c’è da sapere in merito, dal funzionamento di base dell’elettrodomestico agli accorgimenti per risparmiare energia.
Come funziona la lavastoviglie.
Una comune lavastoviglie domestica a incasso è una macchina per la pulizia ad acqua di piatti, posate e bicchieri, oltre a pentole e padelle. Il ciclo di lavaggio viene implementato grazie a due irroratori posti, rispettivamente, nella parte alta e sul fondo della ‘vasca’ (il vano interno della lavastoviglie dotato di cestelli per riporre gli oggetti da lavare). Si tratta di bracci rotanti dotati di ugelli in grado di indirizzare il getto d’acqua – regolato da valvole di ingresso – verso le stoviglie sporche.
Dopo una fase iniziale di prelavaggio, che serve a rimuovere i residui superficiali, la capsula detergente (contenente un mix di sapone e brillantante) viene aggiunta all’acqua, convogliata precedentemente nel serbatoio e portata alla temperatura necessaria mediante un elemento riscaldante. Successivamente, la capsula viene aggiunta all’acqua (riscaldata ulteriormente) per creare la soluzione detergente che gli irroratori spruzzano sulle stoviglie. Al termine del ciclo di lavaggio, l’acqua viene convogliata verso un filtro che trattiene le impurità prima di raggiungere il tubo di scarico tramite una valvola di uscita. Alcuni modelli, inoltre, prevedono una fase di asciugatura con aria calda per rimuovere i residui di umidità dalle stoviglie.
Cosa influisce sui consumi.
Ci sono diversi fattori che possono contribuire ad incrementare i consumi energetici di una lavastoviglie domestica. Tra questi, i più comuni sono:
- la scarsa efficienza energetica dell’elettrodomestico; rispetto al passato, i modelli di recente generazione sono molto più efficienti dal punto di vista energetico, e consentono di abbattere sensibilmente il dispendio di energia elettrica. Secondo i dati disponibili sul portale della Commissione Europea, tra il 1990 e il 2020, i consumi medi delle lavastoviglie sono diminuiti del 34% per singolo ciclo di lavaggio;
- la frequenza di utilizzo; se adoperata molto spesso, magari anche più di una volta al giorno, la lavastoviglie può incidere sensibilmente sui consumi di energia elettrica;
- la temperatura dell’acqua durante il ciclo di lavaggio; se si opta per una temperatura molto alta, la lavastoviglie avrà bisogno di maggior energia elettrica per produrre il calore necessario a raggiungere e mantenere il parametro preimpostato;
- l’utilizzo della funzione asciugatura ad aria; dopo il ciclo di lavaggio, diversi modelli di lavastoviglie offrono la possibilità di asciugare piatti e posate utilizzando l’aria calda. Si tratta di un’opzione che costringe l’elettrodomestico ad utilizzare ulteriore energia elettrica, incrementando il consumo.
Quanto consuma una lavastoviglie: come calcolare il dispendio energetico.
Al fine di determinare approssimativamente quanto consuma una lavastoviglie domestica è necessario anzitutto consultare i dati riportati dall’etichetta energetica. La normativa comunitaria, infatti, prevede che il contrassegno indichi:
- la classe di efficienza energetica, in una scala graduata in ordine decrescente da A (classe massima) a G (classe più bassa);
- il consumo di energia in kWh per singolo ciclo del programma Eco con acqua fredda;
- la durata del programma eco, in ore e minuti.
In aggiunta, occorre elaborare una stima della frequenza di utilizzo, così da poter calcolare su base mensile un range verosimile di consumo. Proviamo a fare un esempio pratico prendendo in considerazione una lavastoviglie di classe energetica C, di capienza massima pari a 13 coperti che consuma 75kWh per 100 cicli di lavaggio in modalità ‘eco’, la cui durata è di 190 minuti (3 ore e 10 minuti). Ipotizziamo, inoltre, una media di 15 utilizzi al mese.
Calcoliamo anzitutto il consumo per singolo ciclo: 75 kWh/100= 0,75 kWh per ciclo. Moltiplichiamo questo valore per 15 cicli al mese, ottenendo così un consumo medio mensile pari a 11,25 kWh, utilizzando la lavastoviglie sempre in modalità eco con acqua fredda. Applichiamo al dato un costo unitario della componente energia pari a 0,30 euro/kWh per ricavare una spesa mensile di 3,37 euro. Per dare un’idea di quanto possa incidere la classe energetica, un modello di classe inferiore (E), con consumi superiori, ad esempio, a 0,90 kWh circa per ciclo eco ad acqua fredda produce, a fronte dello stesso utilizzo, un consumo di energia elettrica di oltre 14 kWh, che corrispondono a più di 4 euro di spesa al mese.
Come risparmiare: alcuni consigli utili.
Vediamo ora come, mettendo in pratica una serie di semplici accorgimenti, è possibile ridurre i consumi di energia elettrica da parte della propria lavastoviglie:
- avviare il lavaggio solo a pieno carico (ma senza sovraccaricare l’elettrodomestico) così da ottimizzare l’impiego di energia elettrica e di acqua;
- non sciacquare piatti e pentole prima del lavaggio; il motivo è semplice: all’interno della maggior parte delle moderne lavastoviglie è presente un sensore di sporco, che rileva la concentrazione di impurità nell’acqua utilizzata durante il lavaggio. Stoviglie troppo ‘pulite’, in quanto pretrattate o messe in ammollo, rilasciano meno sporco; di conseguenza, la lavastoviglie impiega più energia, in quanto lavora in condizioni ‘anomale’ rispetto a quelle per le quali è stata progettata. Molti produttori, non a caso, sconsigliano il prelavaggio manuale consigliando invece di rimuovere solo i residui di cibo più grandi, come lische e ossicini, che potrebbero intasare i filtri del circuito idrico;
- utilizzare il programma ‘eco’ per lavare piatti e posate non particolarmente sporchi;
- optare per i programmi a bassa temperatura, anche se durano più a lungo (molti di quelli ‘eco’ possono superare le tre ore);
- non usare il programma di asciugatura ad aria; piuttosto, basta aprire subito lo sportello per sfruttare lo sbalzo termico e accelerare l’evaporazione dei residui di umidità presenti sulle stoviglie appena lavate.
Quando fare la lavastoviglie per risparmiare: gli orari migliori per ottimizzare i costi.
Gli utenti che hanno sottoscritto un contratto di fornitura con tariffazione multioraria possono ottimizzare i costi energetici legati all’utilizzo della lavastoviglie scegliendo attentamente l’orario in cui mettere in funzione l’elettrodomestico. Le offerte di questo tipo, infatti, si basano sulle fasce orarie individuate dall’ARERA, ovvero:
- F1 (ore di punta), dal lunedì al venerdì (escluse le festività nazionali) dalle ore 8:00 alle ore 19:00;
- F2 (ore intermedie), dal lunedì al venerdì, dalle 7:00 alle 8:00 e dalle 19:00 alle 23:00, e sabato dalle 7:00 alle 23:00;
- F3 (ore fuori punta), dal lunedì al sabato, dalle 23:00 alle 7:00, la domenica e nei giorni di festa nazionale.
A ciascuna fascia corrisponde un prezzo specifico applicato dal fornitore alla componente energia; consultando il portale del GME (Gestore Mercati Energetici), si evince che i prezzi medi tendono ad essere più bassi nelle ore di Fascia 3 mentre sono generalmente più alti nelle ore di Fascia 2. Pertanto, per gli utenti con contratto a tariffazione multioraria può risultare più conveniente fare la lavastoviglie nelle ore serali (dopo le 23:00), di domenica oppure nella Fascia 1. Naturalmente, l’effettivo margine di risparmio dipende anche dai prezzi applicati dal proprio fornitore e dalle modalità di utilizzo dell’elettrodomestico.