Le stampanti domestiche sono dispositivi che consentono di stampare su fogli di carta il contenuto di file e documenti salvati su altri supporti o periferiche. Hanno dimensioni variabili e possono integrare funzionalità accessorie (come la scansione e la copia); i modelli di più moderna generazione consentono di sfruttare la connettività Bluetooth o un collegamento wireless alla rete Wi-Fi domestica per l’invio dei documenti e l’avvio del processo di stampa. I dispositivi più obsoleti, invece, utilizzano un collegamento via cavo USB. Le stampanti domestiche funzionano grazie alla corrente elettrica: sono dotate in un cavo di alimentazione che va collegato all’impianto domestico. Ne consegue che, al pari degli elettrodomestici e degli altri dispositivi elettrici ed elettronici, il loro impiego determina un certo consumo di elettricità che, ovviamente, varia in relazione a svariati fattori. Nel nostro approfondimento, vediamo come calcolare il consumo di una stampante e i costi che potenzialmente ne derivano.
Come funziona una stampante? Differenze tra laser e inkjet.
In base al principio di funzionamento, le stampanti possono essere suddivise in laser e inkjet (a getto d’inchiostro).
Le stampanti laser sfruttano un ciclo di stampa che si articola nelle seguenti fasi:
- un tamburo fotoconduttore (un cilindro ricoperto di un materiale fotosensibile) viene sottoposto ad una carica elettrostatica positiva;
- l’immagine (o il testo da stampare) viene elaborata riga per riga e successivamente impressa sul tamburo tramite un raggio laser indirizzato verso il cilindro da uno specchio;
- il toner, una ricarica di pigmento composta da polveri fini e altri materiali, viene applicato su un rullo di trasferimento; nel frattempo, il foglio di carta è attirato tra il rullo e il tamburo, e caricato in maniera opposta rispetto a quest’ultimo;
- il foglio di carta cattura l’immagine elaborata, attirando le particelle di toner presenti sul rullo per effetto dell’attrazione elettrostatica.
I modelli inkjet, invece, sono meno complessi dal punto di vista meccanico, tant’è che anche il processo di stampa è meno sofisticato. L’immagine o il testo vengono impressi su carta mediante un getto ad alta precisione di minuscole gocce di inchiostro, emesso dagli ugelli microscopici presenti sulla testina di stampa, un dispositivo che si muove in orizzontale e in verticale per distribuire il pigmento.
Consumo stampante: i parametri di riferimento.
Le stampanti per uso domestico non rientrano tra i prodotti interessati dalla normativa per la progettazione ecocompatibile; in altre parole, vengono commercializzate senza l’etichetta di efficienza energetica. Di contro, tra le specifiche tecniche sono incluse spesso indicazioni piuttosto precise sui consumi di energia:
- il consumo energetico durante la fase di stampa, espresso in Watt (W);
- il consumo in modalità stand-by;
- il consumo in modalità pronto stampa;
- il consumo in modalità ECM (Error Correction Mode);
- il TEC, acronimo di Total Energy Consumption, quantificato in Wh (wattora) a settimana.
I parametri relativi ai consumi di energia, però, da soli non bastano per elaborare una stima di massima del dispendio energetico e dei costi relativi. Occorre, infatti, stabilire un numero verosimile di copie stampate su base mensile (almeno); in alternativa, è possibile fare riferimento al numero di fogli che la stampante riesce a produrre in un minuto (un altro dato incluso tra le specifiche tecniche del prodotto).
Un esempio pratico per stimare i consumi.
Ipotizziamo di disporre di una stampante inkjet con le seguenti caratteristiche:
- consumo per una stampa singola: 12 W;
- TEC pari a 0,15 kWh a settimana;
- consumo in modalità pronto stampa: 5 W;
- consumo in modalità ‘sleep’ o ‘stand-by’: 0,7 W.
Questi parametri di riferimento ci consentono di ricavare alcuni dati relativi al consumo di energia da parte della stampante:
- una stampa singola determina un consumo di 0,012 kWh;
- l’indice TEC su base mensile corrisponde a 0,60 kWh;
- restando in standby per 24 ore, la stampante consuma 16,8 Wh (0,0168 kWh). Su un periodo di 30 giorni, l’assorbimento di energia corrisponde a 0,504 kWh.
Stampando una decina di fogli (singoli, in bianco e nero) al mese, il consumo raggiunge quota 0,12 kWh. Sommando questo dato a quello relativo al funzionamento in standby, si ottiene un consumo di 0,624 kWh. Moltiplicando questo dato per il prezzo unitario della componente energia, che ipotizziamo ammonti a 0,30 euro/kWh, si ottiene un impatto economico quantificato in circa 0,19 euro.
Cosa influisce sui consumi?
Come si può facilmente intuire, non è soltanto l’utilizzo (ovvero il numero di cicli di stampa) a influenzare il consumo effettivo di energia elettrica prodotto da una stampante domestica. Per ogni documento stampato, infatti, il sistema consuma energia sia per trasferire i dati su carta sia per approntare la fase di ‘preparazione’ immediatamente precedente; inoltre, anche la correzione di eventuali errori richiede una quantità, seppur minima di energia.
A incidere è anche l’efficienza della stampante, espressa non solo dall’indice TEC ma anche dall’assorbimento prodotto dalla stampa stand-alone (singola pagina). Non meno rilevante è la ‘potenza’ della stampante, che si riflette sui consumi generali ma è apprezzabile in particolare da quelli derivanti dalla modalità stand-by; il range può essere molto ampio: solitamente, i modelli più prestanti presentano anche un assorbimento maggiore quando restano collegati alla fonte di alimentazione senza implementare funzioni di stampa o altre operazioni.
Infine, non va sottovalutata la tipologia di documento/file da stampare; quelli composti da solo testo in bianco e nero consumano meno delle stampe a colori o delle foto. Inoltre, documenti a colori o contenenti immagini presentano un tempo di produzione più lungo che, di riflesso, impone alla stampante di impiegare più energia.
Come risparmiare sui consumi della stampante: alcuni consigli utili.
In coda al nostro approfondimento, vediamo quali sono gli accorgimenti che possono contribuire ad ottimizzare le prestazioni energetiche di una stampante domestica:
- scegliere il modello più adatto alle proprie esigenze di utilizzo; per stampare qualche documento di tanto in tanto, può bastare una stampante efficace anche se poco ‘prestante’ ma in grado di garantire consumi ridotti;
- non lasciare la stampante in stand-by (cioè attaccata alla presa di corrente); così facendo, anche durante lunghi periodi di mancato utilizzo, la stampante consumerà energia per assorbimento passivo. Meglio spegnere del tutto il dispositivo una volta terminate le operazioni di stampa; in alternativa, attivare la modalità ‘sleep’, se disponibile;
- preferire modelli a basso indice TEC, in quanto rappresenta un valido indicatore dell’impatto energetico complessivo della stampante;
- stampare documenti in qualità standard se il contenuto del file non deve essere riprodotto necessariamente in alta definizione (come nel caso di codici a barre o QR Code): ciò velocizza il processo di stampa e fa risparmiare energia.