Come aumentare la potenza del contatore.

Privati e aziende possono usufruire di una fornitura energetica grazie all’allaccio tra l’impianto e la rete di distribuzione presente sul territorio.

A fare da tramite tra i due apparati c’è il contatore, un dispositivo meccanico o digitale che consente di registrare i consumi di una specifica utenza; quelli della corrente elettrica operano ad una potenza specifica, che varia a seconda del tipo di fornitura.

Per i clienti domestici, ad esempio, il contatore ha una potenza massima che si aggira attorno ai 3 kW. Si tratta di una sorta di ‘soglia limite’; quando viene superata in maniera consistente e continua, l’erogazione di corrente elettrica viene interrotta da appositi dispositivi di sicurezza, gli interruttori magnetotermici (meglio noti come ‘salvavita’).

Può capitare che la potenza ‘standard’ del contatore non sia adeguata all’effettivo fabbisogno energetico del nucleo familiare; in tal caso, possono verificarsi frequenti interruzioni del servizio che, a loro volta, sono ‘sintomo’ di un sovraccarico eccessivo a danno dell’impianto. In simili circostanze si può valutare di aumentare la potenza del contatore. In questo approfondimento, vediamo cosa significa e quali costi comporta per il cliente beneficiario della fornitura.

Cos’è la potenza contatore elettrico.

Vediamo innanzitutto cosa si intende, dal punto di vista tecnico, per ‘potenza del contatore’. A tal riguardo, occorre però distinguere tra potenza impegnata e potenza prelevata (dal momento che sono le due voci indicate dal fornitore nella bolletta della luce).

La prima, come spiega l’ARERA, “è il livello di potenza indicato nei contratti e reso disponibile dal venditore (tecnicamente si parla di potenza contrattualmente impegnata). È definita in base alle esigenze del cliente al momento della conclusione del contratto, in funzione del tipo (e del numero) di apparecchi elettrici normalmente utilizzati”.

La potenza prelevata, invece, coincide con il livello massimo di potenza effettivamente prelevato dal sistema da parte del cliente. Infine, c’è la potenza disponibile, ovvero quella utilizzabile in concreto su di un determinato contatore; di solito, è leggermente superiore (non più del 10%) rispetto alla potenza riportata sul contratto. Pertanto, nelle utenze domestiche raggiunge i 3,3 kW circa. Più in generale, la potenza del contatore corrisponde alla quantità di energia sprigionata (per unità di tempo) all’interno del circuito per portare la corrente elettrica agli impianti domestici.

Infine, c’è la potenza istantanea contatore; i modelli più moderni presentano una specifica funzionalità che consente di rilevare all’istante il carico di energia prelevato in quell’istante dall’impianto domestico. Sui contatori elettronici di nuova generazione è sufficiente agire su un apposito tasto per visualizzare facilmente il dato, che può essere importante per effettuare una autolettura dettagliata dei consumi e, al contempo, monitorare il dispendio energetico.

Ancora non sei un cliente Reset?

Siamo il fornitore di energia più seguito d’Italia con oltre 250.000 follower: passa a Reset, entra nella community.

Sommario

Potenza del contatore e fabbisogno energetico.

Come già accennato, per evitare disagi nonché stress eccessivo a carico dell’impianto elettrico, la potenza del contatore dovrebbe essere commisurata alle proprie esigenze energetiche.

In realtà, il fabbisogno di corrente elettrica dipende da svariati fattori: la composizione del nucleo familiare, la quantità e la tipologia di elettrodomestici e dispositivi di illuminazione presenti in casa, le abitudini di consumo e lo stile di vita dei diversi inquilini.

Banalmente, una famiglia numerosa presenta un fabbisogno energetico mediamente più alto rispetto ad un nucleo familiare monocomponente; al contempo, la presenza di anziani e bambini può determinare un maggior dispendio di corrente elettrica. Lo stesso dicasi per chi lavora principalmente da casa o trascorre molto tempo tra le mura domestiche. Ad accentuare i consumi possono contribuire anche grandi elettrodomestici obsoleti o a bassa efficienza energetica (forno, lavatrice, asciugatrice, lavastoviglie, boiler elettrico).

Quando si può aumentare potenza contatore.

placchetta con presa schuko su muro giallo

Non vi sono vincoli particolari ad un eventuale aumento della potenza del contatore; come spiega l’ARERA, “i clienti domestici possono selezionare un valore di potenza impegnata più adatto alle proprie esigenze, perché dal 2017 è possibile scegliere tra un numero molto più ampio di livelli di potenza, con passaggi di 0,5 kW per le fasce più popolate dell’utenza domestica”.

Da 3 kW fino a 6kW è possibile quindi scegliere tra diversi ‘scaglioni’ separati da 0,5 kW, così da modulare con precisione le caratteristiche della fornitura e adattarle alle proprie esigenze; per potenze superiori ai 6 kW, invece, gli scaglioni sono più ampi (da 5 kW ciascuno).

In linea di massimo, è possibile implementare un aumento della potenza del proprio contatore in presenza di precise esigenze energetiche e, nondimeno, se l’impianto esistente è in grado di ‘reggere’ una soglia maggiore rispetto a quella standard. Per agevolare questo tipo di valutazione, il consiglio è di controllare il “livello massimo di potenza prelevata” indicato in bolletta dal fornitore; il dato rappresenta il riscontro più adatto per determinare l’effettivo bisogno di energia elettrica.

Ancora non sei un cliente Reset?

Siamo il fornitore di energia più seguito d’Italia con oltre 250.000 follower: passa a Reset, entra nella community.

Come aumentare la potenza del contatore?

Per ottenere l’incremento della potenza del proprio contatore, nel caso di forniture “a bassa tensione”, è sufficiente rivolgersi al fornitore che eroga il servizio.

Solitamente è necessario compilare un modulo o un form online, al fine di comunicare i dati identificativi della fornitura e dell’intestatario dell’utenza.

Quanto costa aumentare la potenza del contatore?

La pratica per incrementare la potenza del proprio contatore comporta degli oneri economici a carico dell’utente; nello specifico, i costi aumento potenza contatore includono:

Contributo una tantum.

Calcolato per ogni kW aggiunto a quelli già previsti dal contratto di fornitura.

Contributo fisso.

Che all’aumentare della tutela conseguente dal proprio regime si annullerà.

Quota potenza annuale.

Il cui importo varia dato il regime di mercato libero a cui si abbia aderito.

Consumi stimati.

Sono i kilowattora (kW/h) risultanti fra due letture rilevate o autoletture.

Come spiega il portale ufficiale dell’ARERA, al distributore è destinato un contributo (erogato dal venditore) per ciascun kW aggiuntivo, “pari a 77,49 euro per le utenze in bassa tensione; per le utenze domestiche, questo valore è ridotto a 61,26 euro se il nuovo livello di potenza disponibile non è superiore a 6 kW”. L’utente non deve alcun contributo se l’incremento di potenza, a seguito di una precedente richiesta di riduzione, ripristina il livello di potenza originario.

Sempre secondo l’ARERA, ogni kW di potenza impegnata dal contatore incide sulla bolletta per circa 25 euro all’anno IVA inclusa; pertanto, in caso di incremento di potenza del contatore, ai costi fissi da sostenere una tantum, va aggiunto anche un leggero aumento in bolletta. Naturalmente, più ampio è l’incremento, maggiore sarà il ‘peso’ sugli importi fatturati dal fornitore.

Ancora non sei un cliente Reset?

Siamo il fornitore di energia più seguito d’Italia con oltre 250.000 follower: passa a Reset, entra nella community.

Domande frequenti sul contatore

Può capitare che la potenza ‘standard’ del contatore non sia adeguata all’effettivo fabbisogno energetico del nucleo familiare; in tal caso, possono verificarsi frequenti interruzioni del servizio che, a loro volta, sono ‘sintomo’ di un sovraccarico eccessivo a danno dell’impianto. In simili circostanze si può valutare di aumentare la potenza del contatore.