Quanto consuma un condizionatore portatile.

Un condizionatore portatile è un elettrodomestico di dimensioni compatte che assolve la stessa funzione di un impianto di climatizzazione fisso; la sola differenza è che, non essendo vincolato alle pareti o al soffitto di un ambiente in particolare, può essere spostato a piacimento. L’alimentazione, infatti, è a corrente elettrica tramite cavo; inoltre, il peso contenuto e la presenza di ruote mobili consente di collocare l’apparecchio nel locale che si vuole rinfrescare. Pur essendo meno energivori di quelli fissi, i condizionatori portatili producono comunque un consumo di energia elettrica, che può essere influenzato da vari fattori. Di seguito, vediamo qual è il dispendio energetico di questi elettrodomestici in determinate condizioni e come ottimizzarne le prestazioni per contenere i consumi e i costi.

Come funziona un condizionatore portatile.

Dal punto di vista funzionale, un condizionatore portatile è una macchina termica che ‘sottrae’ calore all’ambiente in cui si trova attraverso un ciclo frigorigeno praticamente identico a quello implementato da un impianto fisso. Grazie ad un fluido refrigerante contenuto all’interno del circuito frigorifero, l’aria calda attinta dall’esterno viene raffreddata e immessa nell’ambiente in cui si trova il condizionatore. Il fluido è una particolare sostanza che, per effetto dei cambiamenti di stato indotti prima da un compressore e poi da un condensatore, si surriscalda e poi si raffredda durante le varie fasi del ciclo frigorigeno. La fase primaria di compressione fa sì che il fluido raggiunga temperature molto elevate; durante il successivo passaggio nel condensatore, cede buona parte del calore accumulato, raffreddandosi quanto basta per produrre un getto d’aria fresca da convogliare all’interno dell’ambiente domestico.

Quanto consuma? Come leggere l’etichetta energetica.

I condizionatori portatili, al pari di quelli fissi, rientrano tra gli apparati domestici la cui progettazione deve rispettare i parametri individuati dalla Commissione Europea per l’efficienza energetica. Tradotto in termini pratici, ciò vuol dire che i produttori devono allegare alla documentazione tecnica l’etichetta energetica nella quale, tra gli altri, devono essere riportati due dati molto significativi:

  • il consumo di energia elettrica (in kWh);
  • la potenza frigorigena (o capacità di raffreddamento) espressa in kW.

 

Generalmente, un condizionatore portatile consuma 1,1 kWh, ossia 1100 W per ogni 60 minuti di funzionamento ininterrotto; modelli con potenze simili presentano capacità di raffreddamento che si collocano mediamente tra 2,4 kW e 3,5 kW circa, a seconda della classe di efficienza energetica. Si tratta di dati indicativi, ricavati da test di laboratorio in condizioni stabili e controllate (ad esempio, temperatura pari a 35° e tasso di umidità all’80%). Per calcolare quanto consuma un condizionatore portatile, occorre un altro parametro di riferimento: il tempo di utilizzo. In estate, possiamo ipotizzare verosimilmente una media che oscilla tra 1 e 2 ore al giorno; il dato può essere influenzato da una miriade di fattori, quali il clima locale, l’esposizione della casa alla radiazione solare, il grado di efficienza termica dell’edificio e le preferenze individuali. Al fine di proporre un esempio pratico, prendiamo in considerazione un utilizzo medio mensile pari a 45 ore: un impiego quotidiano da un’ora e mezza per tutti i giorni del mese.

Un condizionatore portatile da 1,1 kWh utilizzato per 45 ore al mese consuma 49,5 kWh di energia elettrica; sulla base di questo dato possiamo calcolare i costi. Ipotizzando che il prezzo unitario della componente energia sia pari a 0,30 euro/kWh, ne deriva un impatto economico di poco inferiore a 15 euro al mese. Per dare un’idea di quanto incida il tempo di utilizzo, riducendo il ricorso al condizionatore portatile ad un’ora al giorno (e quindi a 30 h al mese), i costi relativi si riducono a circa 10 euro mensili.

Quali fattori incidono sul consumo condizionatore portatile.

Il tempo di utilizzo non è l’unico aspetto che può far aumentare i consumi di un condizionatore portatile; vi sono altri fattori che possono influenzare negativamente le prestazioni energetiche dell’apparato.

Uno di questi è la temperatura impostata per il getto d’aria in entrata; poiché il circuito refrigerante utilizza l’aria proveniente dall’esterno, un divario eccessivo tra la temperatura esterna e quella desiderata all’interno della casa costringe il compressore a lavorare più intensamente, assorbendo così una maggiore quantità di energia.

Naturalmente, a incidere sono anche le dimensioni dell’ambiente da rinfrescare; stanze molto grandi impongono al condizionatore uno sforzo maggiore, legato soprattutto al tempo necessario per ottenere la temperatura desiderata.

Non vanno inoltre sottovalutati aspetti ‘tecnici’ quali l’isolamento degli infissi: la presenza di spifferi o serramenti poco efficienti dal punto di vista termico possono generare continui scambi di calore che ostacolano il raffrescamento dell’ambiente. Di conseguenza, il condizionatore deve lavorare di più, assorbendo una maggior quantità di energia, per far sì che l’ambiente raggiunga la temperatura impostata.

Infine, è bene menzionare quelle ‘cattive abitudini’ che fanno lievitare i consumi come, ad esempio, lasciare la porta aperta mentre il condizionatore è acceso. Lo scambio termico altera la temperatura dell’ambiente e l’apparato dovrà restare in funzione più a lungo per ripristinare le condizioni desiderate. Allo stesso modo, anche una temperatura troppo bassa rispetto a quella esterna incide negativamente sui consumi, poiché il circuito assorbe più energia.

Come ottimizzare l’impiego di un condizionatore portatile per risparmiare.

Un utilizzo poco attento può accrescere in maniera significativa i consumi di energia prodotti da un condizionatore portatile; per questo, è bene mettere in pratica qualche semplice accorgimento per limitare gli sprechi e contenere i costi. Ecco alcuni consigli utili a riguardo:

  • scegliere modelli di classe energetica alta (A o superiore) in grado di offrire prestazioni migliori a parità di consumo;
  • impostare la temperatura a 4° – 5° in meno rispetto a quella esterna, così da non costringere il compressore e le altre componenti del circuito frigorifero ad utilizzare una maggiore quantità di energia;
  • tenere chiuse porte e finestre mentre il condizionatore è acceso, per evitare scambi termici che ostacolano il processo di raffrescamento dell’ambiente. Per lo stesso motivo, vanno tamponati eventuali spifferi (per non far entrare l’aria calda dall’esterno) e oscurati i vetri (con tende, tapparelle o persiane) così da limitare la penetrazione della luce solare;
  • scegliere un modello adatto alle proprie esigenze. I condizionatori portatili – così come quelli fissi – hanno una capacità di raffrescamento espressa non solo in kW ma anche in BTU (British Thermal Unit), un’unità di misura che permette di valutare il corretto ‘dimensionamento’ dell’apparato rispetto alla metratura dell’ambiente. In sintesi, per un rendimento ottimale, bisogna considerare circa 340 BTU/h per ogni m2 di spazio. Di conseguenza, un modello da 9000 BTU sarà adatto ad ambienti di dimensioni non superiori a 26 m2. Un condizionatore sottodimensionato impiegherà più tempo (ed energia) per rinfrescare la stanza in cui è collocato.
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