Monitor e display digitali sono prodotti elettronici molto diffusi in ambienti professionali quali uffici e agenzie di servizi; in aggiunta, sono piuttosto comuni anche in ambito domestico e privato, soprattutto in abbinamento a processori fissi in sostituzione di laptop e tablet. Poiché si tratta di apparati alimentati dalla corrente elettrica, il loro utilizzo corrisponde ad un consumo variabile che è bene non trascurare, specie a fronte di un impiego costante ed intensivo. Nel nostro approfondimento, vediamo in che modo eseguire una stima dei consumi energetici e come quantificare i costi che ne derivano.
Consumo monitor: come calcolare il dispendio energetico di display e schermi.
Al pari dei televisori, anche monitor e display digitali rientrano tra gli apparati elettronici la cui produzione è regolamentata dai parametri di progettazione ecocompatibile individuati dalla Commissione Europea. Fanno eccezione i prodotti dotati di schermi la cui estensione non supera i 100 cm2. Pertanto, ai sensi del Regolamento UE 2019/2021 del 1 ottobre 2019, i monitor in commercio devono essere dotati di etichetta di efficienza energetica; il contrassegno riporta il consumo di energia in SDR e in HDR, espressi entrambi in kWh per 1000 ore di utilizzo.
La sigla SDR (“Standard Dynamic Range”) indica lo standard tecnologico di riferimento che definisce la qualità dell’immagine video rispetto ad alcuni parametri specifici, in particolare la luminanza ovvero “la misura fotometrica dell’intensità luminosa, per unità di superficie, di un flusso luminoso proiettato in una determinata direzione, espressa in candele per metro quadrato (cd/m2)”.* L’HDR (“High Dynamic Range”) è lo standard aggiornato, che si traduce in un maggior contrasto tra i punti più ‘scuri’ e quelli più ‘chiari’ dell’immagine video. Non tutti i monitor supportano tale standard.
Le indicazioni contenute nell’etichetta energetica, però, da sole non bastano per una stima completa dei consumi di un monitor; lo schermo, infatti, non assorbe energia elettrica solo quando è in funzione ma anche in altre condizioni:
- modo “acceso”, ovvero connesso alla fonte di alimentazione, attivato e fornisce “una o più funzioni di display”;
- modo “spento”, ossia collegato alla presa di corrente ma senza fornire alcuna funzione né essere stato attivato;
- stand-by, una condizione definita dalla normativa di riferimento come segue: “il display elettronico è collegato a una fonte di alimentazione, dipende dall’energia proveniente dalla fonte di alimentazione per funzionare come previsto e fornisce esclusivamente le seguenti funzioni, che possono continuare per un lasso di tempo indefinito: funzione di riattivazione o funzione di riattivazione con solo un’indicazione della funzione di riattivazione abilitata; e/o visualizzazione delle informazioni o dello stato”;
- stand-by in rete:il display è in grado di ritornare a una determinata funzione grazie a un segnale di attivazione a distanza proveniente da un’interfaccia di rete.
Tali definizioni sono importanti perché la normativa vigente fissa dei limiti massimi di dispendio energetico per ciascuna modalità di funzionamento.
Un esempio pratico di calcolo dei consumi.
Prendiamo in considerazione un monitor da 24’’, una misura ‘media’ adatta alla maggior parte degli utilizzi domestici come, ad esempio, uno schermo da scrivania. Il consumo di energia, come vedremo in maniera più approfondita in seguito, dipende da diversi fattori, così come l’indicazione presente sull’etichetta energetica. Molti modelli di classe medio alta (C o più) presentano un consumo tra gli 11 kWh e i 12 kWh per 1000 h di utilizzo.
Ipotizziamo che il monitor venga utilizzato per lavoro, ricorrendo solo a funzioni ‘base’ (scrittura, navigazione, fruizione di contenuti multimediali), escludendo quindi destinazioni particolari quali il video editing o il gaming, per un totale di 8 ore al giorno. Se il consumo dichiarato dal produttore è di 12 kWh per 1000 h, vuol dire che per ogni ora ininterrotta di funzionamento in modalità attiva (il monitor non è solo ‘acceso’ ma anche operativo) il consumo è di 12 Wh (wattora). Moltiplicando questo dato per 8 ore, si ricava un dispendio giornaliero pari a 96 Wh che, per venticinque giorni al mese, corrisponde a 2400 Wh mensili. Poiché 1000 Wh equivalgono a 1 kWh, possiamo convertire il risultato ottenuto in 2,4 kWh al mese.
Ai consumi ‘attivi’ vanno aggiunti quelli passivi; la normativa di riferimento impone i seguenti limiti massimi:
- 0,3 W in modo “spento”;
- 2,2 W in modo “stand-by”;
- 7,7 W in modo “stand-by in rete”.
Supponiamo che, nell’arco di una giornata, il monitor – sempre attaccato all’alimentazione elettrica – resti 4 ore in stand-by e per le restanti 12 ore di inutilizzo sia in modo “spento”. Ne deriva un assorbimento massimo pari a 12,8 Wh al giorno che, su un periodo di 25 giorni ‘lavorativi’, si traducono in 320 Wh (0,32 kWh) di consumo. Se, nei giorni di completo inutilizzo, il monitor resta sempre in modo “spento” determina un ulteriore dispendio di 36 Wh (0,3 W x 120 h), ovvero 0,036 kWh. Il totale dell’energia necessaria a far fronte all’impiego sopra descritto ammonta a 2,75 kWh; se il proprio fornitore applica alla componente energia un prezzo pari a 0,30 euro/kWh, l’impatto economico derivante dall’utilizzo sopra descritto è di poco superiore a 0,80 euro.
Da cosa dipendono le prestazioni energetiche di un monitor?
Dall’esempio proposto, è facile intuire come il tempo di utilizzo sia uno dei fattori che incide di più ma non è certamente l’unico; la grandezza dello schermo, ad esempio, è un aspetto non meno importante. Monitor da 28’’ o 32’’ consumano mediamente di più, rispetto ad uno da 24’’, alle stesse condizioni di esercizio.
Anche la classe di efficienza energetica è un parametro significativo; un display da 24’’ di classe medio bassa (F o G) può consumare fino al doppio di un modello di classe C o D. Infine, pesano anche le ‘buone’ o ‘cattive’ abitudini di utilizzo: su tutte, quella di lasciare il monitor sempre ‘attivo’ o in stand-by anche quando non viene impiegato in alcun modo.
Consigli per ridurre i consumi di monitor e display.
Chi utilizza schermi o monitor su base quotidiana, o in maniera intensiva, può ottimizzare il dispendio energetico mediante pochi e semplici accorgimenti:
- non aumentare la luminosità dello schermo rispetto alle impostazioni di default o di fabbrica. Se disponibile, meglio attivare l’ABC (Automatic Brightness Control), il controllo automatico della luminosità;
- non modificare altre impostazioni di base come la saturazione o il contrasto, dal momento che le opzioni di default sono le più efficienti dal punto di vista energetico;
- non lasciare il monitor collegato all’alimentazione quando non viene utilizzato (come, ad esempio, di notte);
- preferire modelli di classe energetica più elevata;
- scegliere un monitor adatto alle proprie esigenze: per una scrivania domestica, spesso sono sufficienti schermi da 24’’ o 28’’.
*https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32019R2021