Lo smartphone è entrato da tempo a far parte della quotidianità di milioni di utenti; il costante progresso tecnologico, lo sviluppo di nuove app e innumerevoli funzionalità intelligenti ne ha fatto uno strumento indispensabile per le attività più disparate. Essendo un dispositivo alimentato a batteria, necessita di essere ricaricato, ad un ritmo che varia in base all’intensità di utilizzo. Allo scopo viene impiegato un dispositivo altrettanto comune, il caricabatteria, che consuma energia per ripristinare il livello di carica della batteria dello smartphone. Ma qual è l’impatto sui consumi? Vediamo nel nostro approfondimento tutto quanto c’è da sapere in merito.
Come funziona un caricabatterie per telefoni cellulari.
Chiunque possieda uno smartphone, oppure un i-phone, avrà usato migliaia di volte un caricabatterie per ripristinare il livello di carica della batteria del proprio dispositivo. Si tratta di un’azione semplice ed intuitiva, che svolgiamo in maniera meccanica, sapendo che basta collegare il caricatore alla presa di corrente da un lato e al telefono dall’altra.
Ma cosa accade quando si esegue questa semplice operazione? Il caricabatteria trasforma la corrente a 230 V in uscita dalla rete elettrica domestica in corrente a bassa tensione, compresa tra 5 V e 20 V. In aggiunta, trasforma la corrente continua in corrente alternata, quella solitamente utilizzata dai più comuni dispositivi elettrici ed elettronici.
Quanto costa ricaricare un telefono cellulare: come calcolarlo.
L’efficienza energetica dei caricabatteria esterni, compresi quelli degli smartphone, è disciplinata a livello europeo dal Regolamento UE 2019/1782 in vigore dal primo ottobre del 2019. Il testo individua le “specifiche per la progettazione ecocompatibile degli alimentatori esterni”, fissando i limiti massimi di consumo per due condizioni di esercizio:
- “a vuoto”, ossia quando il caricatore è collegato in entrata ad una presa di corrente ma non è connesso ad alcun dispositivo in uscita. La normativa prevede che il produttore indichi il valore della potenza assorbita ‘a vuoto’ tra le specifiche tecniche del prodotto;
- “attiva”, ovvero in fase di ricarica di un dispositivo a batteria. Per gli alimentatori esterni a potenza di uscita nominale superiore a 10 W, il Regolamento sancisce che il produttore indichi anche la potenza assorbita in modo attivo.
Inoltre, dal 20 giugno 2025 è entrata in vigore l’etichetta di efficienza energetica per smartphone e tablet che, in base alla normativa di riferimento, deve riportare le seguenti informazioni:
- classe energetica del dispositivo;
- durata della batteria per singolo ciclo di ricarica in ore (h) e minuti (min);
- durata della batteria per numero massimo di cicli di ricarica; il valore, si legge sul sito ufficiale della Commissione Europea, indica “il numero di cicli di carica/scarica che una batteria può sopportare prima che la propria capacità elettrica di utilizzabilità non sia ridotta dell’80% rispetto al valore indicato al nuovo, espresso in cicli”.
Fatte queste premesse, vediamo come calcolare quanto costa ricaricare un cellulare. Occorre anzitutto prendere in considerazione il tipo di caricabatteria; un modello standard utilizza una potenza tra i 3 W e gli 11 W (dati Commissione Europea) mentre quelli a ricarica rapida si collocano tra i 20 W e i 65 W almeno. Consideriamo un valore medio (7 W) e un tempo di ricarica di circa 2 ore; ciò vuol dire che ogni ricarica richiede 14 Wh (7 W x 2 h = 14 Wh). Ipotizziamo un utilizzo equilibrato del dispositivo, che comporti meno di una ricarica al giorno, per un totale di circa 25 cicli di ricarica al mese.
Moltiplichiamo il consumo per singola ricarica (14 Wh) per 25 e otteniamo il consumo energetico su base mensile, ovvero 350 Wh, che corrispondono a 0,35 kWh. Per calcolare il costo delle ricariche dello smartphone, basta moltiplicare il consumo per la tariffa applicata alla componente energia; se l’elettricità costa 0,30 euro/kWh, il risultato è di circa 10 centesimi (0,105 euro). In un anno, quindi, i costi sarebbero poco più di 1,20 euro.
Cosa influisce sul consumo della batteria?
Il consumo della batteria di uno smartphone è particolarmente sensibile ad una serie di fattori:
- le modalità di utilizzo del dispositivo; un impiego costante e intensivo, nonché dispersivo (applicazioni lasciate attive in background, molte pagine web lasciate aperte contemporaneamente) consuma molta energia, e impone ricariche più frequenti;
- la classe di efficienza energetica; i modelli di nuova generazione sono più performanti e garantiscono maggiore autonomia della batteria;
- le impostazioni di risparmio energetico; tutti gli smartphone consentono di ottimizzare il consumo della batteria e di ridurre al minimo il dispendio quando non è attivo tramite apposite funzionalità;
- l’estensione del display; uno schermo più grande assorbe maggior energia dalla batteria.
Ad incrementare i consumi può contribuire anche il caricabatteria stesso; modelli obsoleti o poco efficienti allungano i tempi di ricarica. Inoltre, se lasciati collegati ad una presa elettrica anche dopo il completamento della ricarica, assorbono una quantità (seppur minima) di energia che, per legge, deve rientrare in un range compreso tra 0,1 W e 0,3 W in base alla potenza di uscita nominale dichiarata dal produttore. In un anno un caricabatteria connesso ‘a vuoto’ 24 ore su 24 può consumare oltre 2,6 kWh.
Come risparmiare sulla ricarica del cellulare.
Per limitare i costi di ricarica del proprio cellulare, è possibile intervenire anzitutto sulle modalità di utilizzo del dispositivo; in particolare, è consigliabile ottimizzare il dispendio energetico e le prestazioni della batteria evitando sprechi in maniera tale da massimizzare l’autonomia. Allo scopo, esistono funzionalità specifiche che agevolano una gestione più razionale del livello di carica della batteria:
- attivare la modalità “risparmio energetico”, solitamente disponibile tra le impostazioni presenti nella sezione dedicata appositamente alla batteria del cellulare. Tra le opzioni figura anche quella che consente di ridurre il consumo di energia quando il dispositivo resta inattivo (come accade, ad esempio, di notte);
- monitorare i livelli di utilizzo della batteria, così da visualizzare quali sono le applicazioni che assorbono più carica;
- spuntare l’opzione “carica ottimizzata” (se disponibile), che sfrutta un software di Intelligenza Artificiale per apprendere le abitudini di ricarica e staccare l’alimentazione per evitare possibili sovraccarichi;
- attivare la gestione delle app in background; tale funzionalità consente di scegliere quali app possono funzionare anche in background (ossia quando non sono aperte in primo piano sul display);
- attivare la protezione da carica eccessiva; questa opzione permette di limitare il livello di carica ad una quota prefissata (solitamente l’80%) per evitare che la batteria subisca un eccesso di carica. Tale eventualità può verificarsi quando si mette il dispositivo in carica e lo si lascia connesso anche quando il livello di batteria ha raggiunto il 100%;
- attivare la funzionalità adattiva della batteria, così da limitare l’utilizzo della stessa per le applicazioni che vengono aperte con minor frequenza;
- non tenere aperte troppe pagine o app inattive contemporaneamente; ciò aumenta il consumo della batteria, rendendo necessarie ricariche più frequenti;
- utilizzare un caricabatteria standard – meglio se cablato – compatibile anziché uno per la ricarica rapida;
- staccare il caricabatteria dalla presa una volta terminata la ricarica, per evitare l’assorbimento passivo di energia elettrica;
- non lasciare il telefono in carica quando la batteria ha raggiunto il 100%; si tratta di una cattiva abitudine che a lungo andare accelera il deterioramento della batteria;
- optare per dispositivi di classe energetica alta, le cui batterie presentino una durata maggiore e siano in grado di sostenere un elevato numero di cicli di ricarica.