Quanto consuma un condizionatore.

Il comfort abitativo rappresenta l’insieme delle condizioni che influenzano il benessere all’interno degli ambienti domestici. I fattori che incidono maggiormente, da questo punto di vista, sono la temperatura e il tasso di umidità dell’aria, che possono essere regolati mediante un impianto di climatizzazione. Da un lato, questi rappresenta una preziosa risorsa per la gestione delle condizioni termoigrometriche della propria abitazione; dall’altro, però, fanno aumentare il consumo di energia elettrica: uno studio pubblicato a maggio 2025[1] (“The impact of air conditioning on residential electricity consumption across world countries) ha evidenziato come, in Italia, le abitazioni in cui è presente un impianto di climatizzazione presenta un incremento medio del 10% del consumo di energia elettrica rispetto alle case che ne sono prive. In aggiunta, stando a quanto riportato da un articolo de IlSole24ore[2], dai dati relativi al 2023 emerge come i condizionatori sono gli elettrodomestici che consumano di più durante l’anno.

La differenza tra condizionatore e climatizzatore.

Sebbene spesso vengano considerati sinonimi, ‘condizionatore’ e ‘climatizzatore’ indicano due soluzioni tecnologiche piuttosto diverse, non soltanto dal punto di vista tecnico ma anche in relazione alle funzionalità implementate dall’impianto; in particolare:

  • il condizionatore è un macchinario per il solo raffrescamento; produce solo aria fredda per abbassare la temperatura all’interno di un determinato ambiente. In generale, i condizionatori (talvolta denominati “climatizzatori solo freddo”) sono piuttosto rari in ambito domestico, e sono impiegati principalmente nei processi di raffreddamento in contesti commerciali o industriali;
  • il climatizzatore è un apparato di regolazione termoigrometrica mediante il quale è possibile raffrescare o riscaldare l’aria. Rappresenta la soluzione più comune in contesti residenziali, anche perché integra funzioni accessorie quali, ad esempio, la deumidificazione o la purificazione dell’aria.

Caratteristiche e funzionamento dei climatizzatori domestici fissi.

I climatizzatori moderni implementano la doppia funzionalità di raffrescamento e riscaldamento grazie alla pompa di calore, che può essere:

  • a compressione; il principio di funzionamento è molto simile a quello dei frigoriferi: il raffrescamento viene ottenuto grazie ad un fluido refrigerante che ‘sottrae’ calore all’ambiente interno per rilasciarlo all’esterno. Il ciclo di refrigerazione inizia con la fase di compressione, durante la quale il fluido raggiunge i 20 bar e una temperatura di 80°; viene poi convogliato ad un condensatore esterno e cede parte del calore accumulato, anche grazie ad un apposito ventilatore. Il fluido passa quindi allo stato liquido, attraversa un tubo capillare e si raffredda fino a 5°; a questo punto viene convogliato nell’evaporatore e, per l’azione di un altro ventilatore, raffredda l’aria all’interno dell’ambiente prima di essere immesso nuovamente nel circuito. In modalità riscaldamento, il climatizzatore implementa il ciclo inverso, trasformando l’aria fredda presente in casa in aria calda;
  • ad assorbimento; questa tecnologia è poco diffusa in ambito abitativo. Rispetto agli impianti a compressione, sfrutta una fonte energetica (solitamente il calore prodotto dalla combustione di un carburante) per scaldare una soluzione refrigerante; la parte evaporata attraversa un rettificatore e viene poi convogliata in uno scambiatore di calore, dove il residuo del processo di evaporazione (l’acqua) assorbe il calore e raffredda il fluido, poi convogliato tramite una serie di laminazioni che determinano un calo di pressione e temperatura. A questo punto, il fluido è in grado di assorbire il calore dall’interno dell’abitazione producendo un effetto refrigerante.

 

Le pompe di calore a compressione, al contrario di quelle ad assorbimento, utilizzano la cosiddetta “sorgente fredda” per estrarre il calore che scalda il fluido prima della compressione. Si definisce, invece, “pozzo caldo” il mezzo da scaldare. In base a queste due prerogative, le pompe di calore possono essere suddivise in Aria-Aria, Aria-Acqua e Terra-Acqua.

Per quanto riguarda il funzionamento generale, le due tipologie di climatizzatore più diffuse sono:

  • On-Off; funzionano in modo molto semplice, sfruttando una tecnologia piuttosto basilare. Una volta acceso, il climatizzatore lavora alla massima potenza e quando all’interno dell’ambiente l’aria raggiunge la temperatura desiderata, si spegne. L’impianto poi riparte quando viene rilevato un calo, anche di pochi gradi, della temperatura. Questa modalità di funzionamento, per quanto economica, è poco efficiente dal punto di vista energetico e determina consumi piuttosto elevati;
  • Inverter; i climatizzatori che sfruttano questa tecnologia sono in grado di modulare la potenza in funzione della temperatura da raggiungere e mantenere all’interno dell’ambiente. L’apparato, una volta in funzione, lavora alla massima potenza per poi diminuirla prima di raggiungere la temperatura desiderata; anziché spegnersi, l’inverter lavora alla potenza minima per mantenere la temperatura, con uno sbalzo di 0,5° e un consumo di energia elettrica notevolmente inferiore.

 

Infine, in relazione alla conformazione dell’impianto, i climatizzatori fissi possono essere:

  • Monoblocco: il circuito refrigerante e l’elemento che emette l’aria fredda sono inclusi in una sola unità;
  • Monosplit; l’impianto è diviso tra due unità, una interna (che rilascia aria calda o fredda) e una esterna;
  • Dualsplit; lo schema impiantistico è lo stesso dei monosplit, con la differenza che le unità interne sono due;
  •  Multisplit; impianto formato da un ‘motore’ esterno e tre o quattro unità interne, dislocate in più ambienti.

I fattori che incidono sui consumi del climatizzatore.

Il consumo di energia elettrica da parte di un impianto di climatizzazione domestico risente di diversi aspetti, alcuni di carattere pratico altri strettamente tecnici; nello specifico, a incidere sui consumi complessivi sono:

  • La classe di efficienza energetica; i modelli di moderna generazione e di classe più alta (A o superiore) sono molto più efficienti rispetto ai climatizzatori di classe B o inferiore;
  • La capacità di raffrescamento; è espressa quasi sempre in kW e BTU/h. Più è elevato il valore, maggiore è il consumo di energia;
  • La frequenza di utilizzo; è naturale che un impianto messo in funzione per tante ore al giorno, specie nelle ore più calde, per lunghi periodi di tempo determina un incremento tangibile dei consumi energetici e, di riflesso, dei costi in bolletta;
  • Le impostazioni di funzionamento; la maggior parte dei moderni climatizzatori è dotata di numerose funzionalità nonché di una vasta gamma di impostazioni per regolare il funzionamento dell’impianto. Una temperatura di esercizio più bassa e la sola modalità deumidificatore possono contribuire a migliorare il comfort abitativo senza accrescere ulteriormente il consumo di energia elettrica del climatizzatore;
  • Il grado di isolamento degli ambienti; per quanto moderno e utilizzato con criterio, un climatizzatore rischia di risultare poco efficace se gli ambienti domestici in cui è collocato non sono coibentati correttamente. Spifferi d’aria e ponti termici favoriscono la dispersione dell’aria fredda (o del calore, a seconda della modalità di utilizzo del macchinario) facendo sì che l’impianto di climatizzazione debba ‘lavorare’ per più tempo – e consumando più energia – per raggiungere o mantenere il grado di raffrescamento o riscaldamento desiderato.

Quanto consuma un climatizzatore.

I consumi effettivi di un impianto di climatizzazione sono il prodotto di una serie di fattori, che vanno dalle caratteristiche tecniche dell’apparato alle impostazioni di utilizzo. Allo scopo, occorre anzitutto prendere in considerazione i dati riportati nell’etichetta energetica (obbligatoria per legge per gli apparati di potenza nominale inferiore o pari a 12 kW) con particolare attenzione per:

  • la capacità di raffreddamento, espressa in kW o BTU (British Thermal Unit);
  • il carico di progetto per il riscaldamento, anch’esso indicato in kW e BTU;
  •  il consumo annuo di energia elettrica per il raffreddamento e il riscaldamento, espresso in kWh.

 

A ciò bisogna aggiungere:

  • il numero di climatizzatori (monoblocco o split) presenti in casa;
  • il ‘dimensionamento’ dei climatizzatori rispetto alla superficie dell’ambiente in cui sono installati, per il quale si fa solitamente riferimento alle BTU;
  • il tipo di utilizzo (raffrescamento, riscaldamento o entrambi).

 

Per sviluppare un esempio pratico, ipotizziamo che in una casa di 85 m2 siano installati due climatizzatori di classe A++ con le seguenti caratteristiche:

  • uno da 9000 BTU in una camera da letto da 25 m2;
  • uno da 11900 BTU in una sala da 35 m2.

 

Per il raffreddamento, consumano annualmente, rispettivamente, 130 kWh e 190 kWh circa. Pertanto, complessivamente, i due condizionatori determinano un consumo stimabile in 320 kWh all’anno. Se la componente energia viene fornita ad un costo di 0,30 €/kWh, il costo dei climatizzatori – per il solo raffrescamento – ammonta a 96 € l’anno.

Utilizzati in modalità riscaldamento, gli stessi climatizzatori consumano tra gli 800 kWh e i 950 kWh annui circa. Applicando lo stesso prezzo unitario (0,30 €/kWh) al totale approssimativo di 1750 kWh/h, si ricava un costo annuale di 525 €.

Come ottimizzare l’impiego del climatizzatore e risparmiare energia.

È possibile intervenire a più livelli per ottimizzare le prestazioni del proprio climatizzatore, a partire dalla scelta del modello da installare fino ad alcuni accorgimenti da mettere in pratica regolarmente e ad ogni utilizzo. Di seguito, ecco quali sono i consigli forniti dall’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile:

  • Non lasciare porte o finestre aperte; il climatizzatore agisce sull’aria presente all’interno di un singolo ambiente, regolando la temperatura e, di riflesso, il livello di umidità. Lasciare aperta una porta o una finestra, anche solo per pochi minuti, provoca uno scambio termico, per effetto del quale l’aria calda che entra dall’esterno modifica la temperatura nella stanza. Ciò costringe il climatizzatore a consumare energia in più per ripristinare le condizioni desiderate;
  • Non impostare una temperatura eccessivamente bassa; come spiega l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile), “la normativa prevede che durante la stagione estiva la temperatura interna non deve scendere sotto i 24-26 gradi centigradi”. Nella maggior parte dei casi, però, bastano pochi gradi in meno rispetto all’esterno per ottenere un gradevole raffrescamento;
  • Sfruttare la funzione di deumidificazione; come ben noto, un elevato tasso di umidità tende ad accentuare la percezione della temperatura effettiva, in quanto impedisce alla pelle di traspirare e favorire il mantenimento di un adeguato equilibrio termico. Ridurre l’umidità può essere una valida alternativa al raffrescamento, in special modo nelle giornate in cui il clima non è particolarmente caldo;
  • Utilizzare il timer; molti climatizzatori sono dotati di timer per impostare l’orario di accensione e spegnimento, così da limitare il tempo di utilizzo effettivo dell’impianto e tenerlo in funzione solo quando è strettamente necessario;
  • Sfruttare la modalità ‘sonno’ (o ‘sleep’); nel caso in cui si voglia tenere il climatizzatore acceso anche di notte, è consigliabile avvalersi della funzione sonno (o sleep), mediante la quale l’impianto è in grado di regolare la temperatura ambientale in base alla variazione di quella corporea;
  • Non trascurare la pulizia e la manutenzione dei macchinari; a tal proposito, l’ENEA suggerisce di pulire accuratamente i filtri dell’aria e le ventole “alla prima accensione stagionale” e, successivamente, “ogni due settimane”. Si tratta, infatti, delle componenti dove possono annidarsi più facilmente muffe e batteri; contestualmente, è importante verificare anche la tenuta del circuito del gas refrigerante. L’Agenzia sottolinea, inoltre, che “la normativa prevede l’obbligo del libretto impianto e di controlli periodici per gli impianti con una potenza superiore a 10 kW per quelli invernali e a 12 kW per quelli estivi”.

 

Anche in sede di progettazione e installazione degli impianti è possibile implementare una serie di ‘buone pratiche’ di carattere tecnico per rendere l’impianto più funzionale ed efficiente. In particolare, tra “i consigli per ridurre i consumi dei condizionatori” forniti dall’ENEA vi sono:

  • Preferire i modelli di climatizzatore di classe energetica alta; a prescindere dalla tecnologia di funzionamento, come spiega l’Agenzia, è opportuno scegliere modelli di classe A, in quanto consumano meno rispetto ad altri macchinari di classe energetica più bassa; optando per un modello di classe A+++, ad esempio, si ha la possibilità di risparmiare fino al 40% di energia elettrica rispetto ad uno di classe B;
  • Scegliere i climatizzatori con tecnologia inverter; questa soluzione, rispetto ai modelli ‘On-Off’ comporta un costo di acquisto maggiore ma, al contempo, garantisce una maggior efficienza dal punto di vista energetico;
  • Scegliere correttamente il punto di installazione; soprattutto se integrano un preesistente sistema di riscaldamento, i climatizzatori vanno installati nella parte alta della parete, poiché l’aria fredda tende a scendere verso il basso, mescolandosi a quella calda. In aggiunta, l’area davanti al climatizzatore deve essere libera da ostacoli: tende o mobili sortiscono un effetto-barriera rispetto alla circolazione dell’aria fredda;
  • Un climatizzatore in ogni stanza; laddove non sussistano limitazioni di natura tecnica, è consigliabile installare un elemento singolo in ogni ambiente anziché propendere per un solo condizionatore deputato al raffrescamento di più aree diverse, per quanto vicine tra loro. Un errore molto comune, in tal senso, è quello di posizionare il climatizzatore in corridoio per rinfrescare le varie stanze disposte lungo uno o due lati dello stesso. Si tratta di una soluzione di scarsa efficacia, dal momento che l’aria fredda si concentra quasi esclusivamente nel corridoio.

 

Gli accorgimenti sopra descritti possono essere ulteriormente valorizzati verificando il grado di efficientamento energetico della propria abitazione. Allo scopo, occorre rivolgersi a tecnici specializzati per analizzare sia il livello di coibentazione termica di pareti e infissi sia l’efficienza dell’impianto di climatizzazione. Un check-up completo consente di individuare eventuali criticità e intervenire tempestivamente per ridurre gli sprechi e abbattere i costi. Inoltre, gli interventi necessari possono essere effettuati sfruttando gli incentivi fiscali disponibili.

[1] https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0095069625000063#b57

[2] https://www.ilsole24ore.com/art/dai-condizionatori-phon-spesa-consumi-elettrodomestici-sale-2023-14percento-rispetto-stesso-periodo-2021-AEnuJPQD

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